Ave Mary

Michela Murgia, Ave Mary

Ave MaryE’ quasi scontato che come donna io suggerisca l’acquisto di questo libro. Eppure, a rischio di sembrare banale, e anche ritardataria visto che se ne parla già da molti mesi, vi dirò che se c’è un libro che vale la pena regalare per Natale, in formato eBook o cartaceo, è proprio Ave Mary di Michela Murgia.

Forse il pregiudizio cui mi abbandono più facilmente è quello di credere che il saggio della scrittrice sarda sia un libro che fa bene alle donne.

Fa bene invece a tutti, anche agli uomini, perché affronta con un linguaggio diretto, ironico, chiaro, un tema che molti di noi, specie chi ha vissuto l’associazionismo o il volontariato cattolico, si è ritrovato ad affrontare.

Ovvero quanto la Chiesa abbia trasformato la figura di Maria, una giovane ragazza in grado di fare scelte complesse e coraggiose, in una donna fragile, che fungesse da modello di riferimento per allevare altre donne fragili, noi e prima di noi tante altre generazioni di donne.

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Il sogno di Thalita

I regni di Nashira. Il sogno di Talitha, recensione

Il sogno di ThalitaTalitha ha sempre vissuto una vita agiata. Il suo sogno è diventare un cadetto e per questo si esercita incessantemente. I suoi affetti più cari sono sua sorella, che vive ormai lontana in un monastero, e Saiph il suo schiavo, con cui segretamente coltiva un’amicizia (invisa alle regole sociali).

Abita nel caldissimo Regno dell’Estate e non può immaginare che nel volgere di pochi giorni la sua vita verrà stravolta. Costretta a sostituire sua sorella, cercherà di evadere, sottraendosi al controllo delle terribili sacerdotesse.

Una scoperta, però, mentre prepara i piani per la fuga, la spingerà ad affrontare un lungo e doloroso viaggio attraverso i quattro Regni, nella speranza di poterli salvare da un cambiamento climatico in atto, cui nessuno crede. Al suo fianco Saiph e davanti a sé, come strade, i rami dei maestosi Talareth.

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bambina buona

La bambina buona, di Chiara Rapaccini

bambina buonaCi sono alcuni libri che mi colpiscono senza un motivo apparente. Magari vengo colpita dalla copertina o dal titolo e allora non resisto è una sorta di amore a prima vista e allora mi ci fiondo, senza sapere nulla dell’autore, dell’autrice in questo caso, o della storia.

Ho cominciato La bambina buona così, a scatola chiusa. Non ho letto le note in copertina, non ho sbirciato tra i capitoli (come faccio di solito) non mi sono assolutamente informata su chi lo aveva scritto.

Così mentre leggevo non mi rendevo conto che stavo per entrare in un pezzo di storia, straordinariamente lontana eppure tanto vicina alla mia.

Tra me e l’autrice ci sono infatti ben sedici anni di differenza, eppure mentre racconta della sua infanzia, delle citazioni materne, dello stereotipo della brava bambina da tenere sempre a mente e di Pierino il Porcospino, io ritorno alla mia di infanzia.

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copertina funeracconti

Funeracconti: le promesse di Benedetta Palmieri

copertina funeraccontiIl mio primo testamento l’ho scritto a diciassette anni. Capirete bene, dunque, perché mi sono procurata immediatamente I Funeracconti di Benedetta Palmieri.

Come suggerisce il titolo, si tratta di una raccolta di racconti che hanno come tema la morte e i funerali.

La persona che mi ha consigliato questo libro mi ha detto: la Palmieri scrive bene, fidati. Ed è vero: ha uno stile piano, divertente e un linguaggio a volte contaminato dal dialetto napoletano con risultati esilaranti.

Nonostante il filo rosso che li attraversa, i racconti non sono ripetitivi e compongono un’umanità varia, eterogenea, presa tra il dolore, lo smarrimento, i cliché e, naturalmente, la fantasia delle agenzie di pompe funebri, che la fanno da padrone.

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copertina michela marzano

Volevo essere una farfalla, recensione

copertina michela marzanoMi ero chiesta tempo fa come mai Michela Marzano avesse deciso di parlare di sé, della sua difficile storia personale, così apertamente. Avevo cercato di intuire le motivazioni alla base della sua scelta, che avevo trovato molto coraggiosa. Di coraggio, invece, io non ne avevo ancora per comprare Volevo essere una farfalla.

Quando l’ho trovato, l’ho letto tutto in una volta. Intanto, perché è scritto molto bene e in modo interessante. Non è strutturato infatti come una classica autobiografia, che segue un iter cronologico e un tono da cronaca nera nella narrazione.

La scrittura della Marzano è chiara, tesa, onesta, lucida. La fortissima impressione che ho ricavato da queste pagine così intense è che siano piene di forza e di consapevolezza.

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copertina cipriavaniglia

CipriaVaniglia: un erotic noir tutto al femminile

copertina cipriavanigliaNon sapevo che esistessero romanzi erotic-noir né che ci fossero premi dedicati al genere erotico, come l’Eroxè Context, vinto nel 2011 proprio da CipriaVaniglia. Le due autrici le ho conosciute in circostanze diverse, la prima, Maria Silvia Avanzato, come autrice di una chick lit all’italiana; la seconda, Gaia Conventi, come referente di Gumwriters.

Non sapevo cosa aspettarmi da questo romanzo scritto a quattro mani e devo ammettere, che pur avendo già apprezzato molto la verve e lo stile delle due autrici, temevo di ritrovarmi di fronte ad una storia scontata e al femminile, nel senso peggiore che si possa attrbuire a questa espressione.

Invece, sorpresa, il romanzo è godibilissimo e per vari motivi. Primo in assoluto: è scritto bene. Una qualità oggi rara, almeno secondo me. Leggo molti libri interessanti e passabili; storie redatte con un linguaggio scorrevole e accessibile, ma niente di più. Qui invece trovo inventiva, un’ottima padronanza della lingua italiana e della tecnica narrativa.

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L’isola di Arturo di Elsa Morante

Credo che anche Giovanni De Feo, che ha scritto L’Isola dei Liombruni sia debitore, come molti altri scrittori, a L’isola di Arturo di Elsa Morante.

Non si tratta certamente di un romanzo facile e ci sono voluti anni prima che mi decidessi a leggerlo. Volendo dividere i libri in leggeri e pesanti, certamente L’isola di Arturo rientra tra quelli pesanti. La prosa della Morante richiede infatti tempo, silenzio, capacità di concentrazione. I ritmi, in un certo senso, sono quelli propri della vita su di un’isola.

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due tarì trimarchi

Due tarì di Maria Trimarchi

due tarì trimarchiDue tarì racconta una storia realmente accaduta. Siamo in Calabria, nei primi del Novecento. Due sorelle si impegnano a sopravvivere dopo la morte dei genitori. La prima, Rosa, accetta un matrimonio combinato con un brav’uomo, che la alleggerirà dalla fatica dei campi e la proteggerà da vari soprusi in un mondo ancora molto maschilista. La seconda, Maria, abita a pochi passi dalla sorella e la aiuta non appena cominciano ad arrivare i figli.

A detta di tutti, lavora con uomo. Maria, però, ha il cuore e le esigenze di una donna, che solo un uomo riuscirà a colmare e soddisfare. Si tratta di Francesco, giunto in Calabria con suo padre, un emigrante che ha fatto fortuna in America e vuole ora “maritare” il figlio con una donna del posto, altolocata. Francesco però si innamora perdutamente di Maria e a nulla varranno le minacce paterne, i due si sposeranno.

Se non fosse vera, questa storia potrebbe essere stata inventata da Shakespeare: una storia d’amore che cerca di andare oltre le regole morali o comunque sociali non è destinata a finire bene. Non vi racconto i dettagli. Certo che per me, donna del sud, è stato come fare un tuffo nei paesaggi che ho conosciuto e nei racconti che tante volte ho sentito quando ero bambina.

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Silenzio a Milano di Anna Maria Ortese

E’ un’Italia di cui non vogliamo sentir parlare quella Anna Maria Ortese. Un Italia fatta di povertà, a Napoli come a Milano, di piccola gente, di fatica, di speranze, di sogni. Un’Italia che sta facendo i conti con il dopoguerra, con la propria identità, smarrita, sempre in movimento.

Poche voci hanno saputo raccontare quegli anni in modo così semplice eppure così lancinante. Anna Maria Ortese (1914-1998), giornalista, scrittrice, ne faceva parte. Non aveva lo sguardo di chi viene dopo, di chi mette insieme frammenti di ricordi per consegnarli ai posteri.

Anna Maria Ortese, con grande maestria, non a caso parliamo di una delle più grandi scrittrici del ventesimo secolo, ci lascia entrare nei vicoli, nei condomini, nelle stanze semibuie, a volte umide e disordinate, nei pensieri, nei sentimenti dei protagonisti.

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