Libri pesanti e libri leggeri

libri volanti

Quante volte abbiamo abbandonato un libro definendolo “pesante”, come se si trattasse di un pasto indigesto? Normalmente la pesantezza è data, più che dall’argomento, dallo stile con cui l’autore l’ha trattato e dal linguaggio usato.

Sul versante opposto ci sono i libri così detti “leggeri”. Stavolta però lo stile non c’entra perché i libri che si leggono facilmente li definiamo di agevole lettura, scorrevoli. I libri leggeri lo sono per il loro contenuto. Quindi solitamente parliamo di letteratura romantica, di gialli, di amenità.

Per molte persone, un argomento importante può essere trattato solo con tono pesante, perché il tono leggero lo svilirebbe o ci farebbe addirittura sorge dubbi sulla competenza dell’autore. Un libro leggero, invece dequalifica immediatamente, più dello scrittore, il lettore, che viene considerato decerebrato o di scarsa cultura.

Detto ciò, ho cominciato a chiedermi: esistono davvero libri difficili/pesanti o siamo semplicemente noi che ci siamo disabituati a leggere una prosa di qualità, articolata, e concetti complessi e sottili?

Mi chiedo se, visto che stanno cambiando gli strumenti della comunicazione, della lettura, della scrittura, non stiano anche cambiando i parametri con cui valutiamo i libri.

Insomma, siamo talmente abituati a leggere post, sms, tweets, veloci comunicazioni sui social network e post di blog che il nostro cervello si è adattato e fa fatica ad elaborare espressioni complesse.

Non è detto d’altronde, soprattutto nei tempi della rete e della comunicazione veloce, che una prosa semplice trasmetta necessariamente un contenuto semplice. Non è neanche detto che una prosa articolata contenga automaticamente pensieri eterni.

Ho sempre pensato che sia importante lasciarsi alle spalle gli stereotipi e le facili classificazioni. In questo caso, però, mi sembra innegabile che la pazienza di noi lettori stia cominciando a difettare.

La prima a farne le spese è stata la poesia, che richiede di essere centellinata, assaporata, ripensata. Voi che ne pensate, sono finiti i tempi del bello scrivere o si stanno aprendo delle possibilità per chi scrive bene davvero e non per chi esibisce una prosa eccessivamente elaborata?

Photo Credits| Simon Dogget su Flickr

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