Intervista con il vampiro, di Anne Rice

Intervista con il vampiro di Anne Rice è un buon libro. Facile da leggere ed emozionante al punto giusto. Su questo non ci piove. A lungo andare risente un po’ del campanilismo che man mano si è andato “sentendo” anche nelle altre opere dell’autrice? La risposta ancora una volta è positiva. Quello che mi sento di dire, e forse potrò essere smentita dai fan di lunga data della scrittrice è che sia il più emozionante della sua intera saga.

Abituati come siamo a Twilight non dobbiamo dimenticare che tra i 10 ed i 20 anni fa , vampiro era sinonimo di Lestat e Louis e della loro creatrice. Partiamo da un presupposto: sebbene venuto al successo attraverso il grande clamore suscitato dal film, il libro della Rice è stato pubblicato nel 1976. E se già letto normalmente è in grado di suscitare determinati tipi di emozione, figuriamoci se contestualizzato negli anni della sua uscita.

Io l’ho sempre trovato un libro davvero unico nel suo genere, interessante, intrigante, forse un po’ troppo campanilistico verso la fine, ma essenzialmente un’ottima storia. E’ innegabile che la parte migliore del libro consti nel confronto, quasi eterno,  tra l’animo di Lestat e quello di Louis.

Anche se, ad onor del vero, penso che la figura di quest’ultimo sia un po’ troppo vista sotto gli occhi di un buonismo eccessivo. Insomma, per un periodo si è nutrito di animali: se proprio intendeva rigettare la feroce natura vampiresca del suo creatore perché ricominciare ad assalire gli umani? Ci sarebbe da metter in tavola i vampiri di Stephenie Meyer e coinvolgere anche loro.

Su una cosa bisogna esser sinceri: se si è letto anche un solo libro della scrittrice mormone, il raffronto con quelli della Rice è un passaggio obbligato che la mente segue spontaneamente. Ciò non toglie che, preso da solo, il libro, per stile, linguaggio e tempi, sia uno dei migliori degli ultimi 30 anni.

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