Stephenie Meyer, non solo Twilight

Stephenie Meyer è conosciuta principalmente a livello globale per il successo ottenuto dalla saga di Twilight: ben quattro libri basati sulla storia di amore di Edward e Bella. Lui vampiro, le umana. Il tutto condito dalle ovvie contraddizioni ed emozioni.

A favorire questo successo, la trasposizione cinematografica, che vede per protagonisti i fidanzati Kristen Stewart e Robert Pattinson, giovani star di Hollywood conosciutisi proprio grazie al film.

L’autrice americana, di estrazione mormona però, non è solo una fine cantastorie di vampiri buoni, ma soprattutto un’autrice in grado di creare un’intensa aura di erotismo nelle sue opere senza che la parola sesso venga nominata nemmeno una volta. Una capacità questa, frutto proprio della sua ferrea educazione e della visione che la stessa ha della vita.

Gli epicurei dicevano che l’attesa prolungava il piacere. Lo stile narrativo di Stephenie Meyer funziona allo stesso modo. Attraverso la sua semplicità di linguaggio, ma al contempo la forte introspezione dei suoi personaggi che estrapola e porta allo scoperto nella narrazione, la scrittrice conquista il pregio di riuscire ad incollare il lettore alle pagine dei suoi libri, a prescindere dall’età e dal sesso.

E’ quel costante rapporto tra quello che si prova e quello che viene esternato. E’ la scelta della narrazione in prima persona a rendere le sue opere, ivi compreso il romanzo “L’ospite”, delle vere perle di narrativa, non riconoscibili solo se ci si ostina ad approcciarsi all’autrice come quella che “ha scritto Twilight”.

La saga non è altro che l’exploit narrativo di una giovane scrittrice in grado di mettere le emozioni prima che la storia sulla carta. A 38 anni la Meyer è infatti ancora in grado, forse per una semplicità innata, di vedere il mondo attraverso gli occhi e le emozioni di una giovane adolescente, e contemporaneamente riversarle nella sua scrittura. Ma è al contempo, come giusto che sia in grado di analizzare la trama dal punto di vista di un adulto. E la caratterizzazione di Wanda ne “L’ospite” ne è dimostrazione pratica. Sarà interessante vedere come nel sequel di quest’ultimo “L’anima”, quasi terminato, la storia si evolverà coinvolgendo l’emotività, molto forte, dei suoi personaggi.

Perché in fin dei conti è proprio questo il punto di forza di Stephenie Meyer: emozionarsi per saper emozionare.

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