Proteste e flashmob per salvare le biblioteche inglesi

Nel Regno Unito più di 450 biblioteche pubbliche rischiano la chiusura.La crisi è arrivata oltremanica, e il governo Cameron ha deciso di tagliare i fondi destinati alla cultura con azioni di questo tipo, invitando addirittura le istituzioni ad assumere volontari invece di personale retribuito per determinate posizioni. Ma gli inglesi non ci stanno e da giorni si mobilitano in rete per organizzare moti di protesta contro i mancati finanziamenti.

In Inghilterra le biblioteche sono dei veri e proprio centri di vita sociale, oltre che luoghi del sapere, in cui solo nel 2010 sono stati registrati 288 milioni di prestiti. Come privarsi di un bene così importante per la crescita e la formazione dei cittadini? Così, sabato 05 febbraio, giornata nazionale di protesta per salvare le biblioteche, lettori e scrittori (tra cui Mark Haddon e Alexander McCall Smith), si sono dati appuntamento per dire no alla chiusura di questi importanti centri culturali attraverso azioni dimostrative e flashmob.

Sono stati più di cento, gli eventi organizzati in tutto il Regno Unito proprio per portare l’attenzione sui tagli della spesa pubblica. Dalla biblioteca centrale di Sheffield, poi, è partita l’iniziativa secondo cui ogni iscritto dovrebbe richiedere il prestito massimo consentito pari a 15 libri, affinché gli scaffali restino vuoti e la biblioteca non possa essere chiusa per la mancata restituzione. Un’idea efficace e originale che ha subito coinvolto partecipanti e pubblico dell’ultim’ora. Altre biblioteche, invece, hanno organizzato laboratori di scrittura,  sessioni di narrazione e “read-in”, ovvero letture di gruppo.

Anche la National Literacy Trust, organizzazione indipendente che opera nella promozione dell’alfabetizzazione linguistica,  ha ribadito l’adesione alla manifestazione, cercando di esortare  tutti gli amanti della lettura a sostenere le biblioteche pubbliche e assicurare il mantenimento dei loro preziosissimi servizi.

Qui è possibile seguire la mappa della protesta che è in continuo aggiornamento, grazie anche all’utilizzo dell’hashtag #savelibraries su Twitter.

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