Sei Biblioteche, la recensione

Dopo il giallo L’ultimo libro, Zoran Živković torna sugli scaffali italiani con una nuova opera tutta dedicata ai libri. Sei biblioteche però non è un romanzo come tutti gli altri: all’interno si aprono infatti sei diverse storie collegate tra loro e che guidano il lettore verso sei luoghi, sei biblioteche appunto, dal fascino davvero surreale. Il protagonista è sempre lo stesso ed è lui la voce narrante del libro, e sarà sempre lui che si muoverà tra gli scaffali e la polvere di biblioteche bizzarre, luoghi magici e insieme comuni. Il lettore si addentrerà nella biblioteca di casa, che arricchirà lui stesso fino ad arredare tutto lo spazio del suo appartamento di libri di grandissime dimensioni e contenuti; la biblioteca virtuale dove il lettore, e scrittore, scoprirà i titoli e le sinossi dei libri che non ha ancora scritto; la biblioteca notturna dove, mentre di giorno è possibile consultare classici e grandi opere conosciute al pubblico, di sera vengono conservati e prestati i libri sulle vite di ognuno di noi; la biblioteca infernale dove i peccatori vengono puniti con la lettura forzata ed eterna; la biblioteca più piccola dove i libri vengono racchiusi in un unico e infinito testo e la biblioteca più raffinata, una biblioteca per palati ed occhi fini. 

Il testo, surreale, curioso e molto breve, colpisce per la sua genialità anche se forse lascia a bocca asciutta il lettore curioso, colui che adora andare a fondo nelle storie e scoprirne ogni segreto e che invece, in Sei biblioteche, potrebbe rimanere un po’ deluso dalla sinteticità delle storie. Sarà però forse il lettore, rimasto colpito da una genialità così stringata, a voler dare vita alle sue storie.

Zoran Živković è nato nel 1948 a Belgrado ha pubblicato diciotto volumi di narrativa e cinque di saggistica vincendo numerosi premi e riconoscimenti letterari in tutto il mondo.

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