La Biblioteca, luogo di democrazia

Siamo tutti uguali in biblioteca, non ci sono distinzioni. Perché quando siamo seduti al nostro banco, e osserviamo le persone che ci circondano, in qualche modo non riteniamo più così importante il colore della loro pelle, i loro vestiti né ci interessa quale titolo di studio possano avere. Perché percepiamo una inaspettata affinità.

Siamo tutti lì per leggere, per studiare, per curiosare, per apprendere qualcosa di nuovo, magari una nuova lingua, una nuova cultura. Conoscere persone in biblioteca è piacevole e divertente (sempre che non cominciate a chiacchierare così tanto da essere buttati fuori). Ci si confronta, si confrontano i libri presi in visione o in prestito.

La ricchezza di una biblioteca non è data soltanto dalla quantità di volumi che possiede o dalla struttura modernissima (o antichissima) che ci suggestiona. E’ data invece dall’atmosfera, dalla libertà e opportunità di pensiero che costituisce.

E’ data anche, naturalmente, dalla correttezza e dalla passione delle persone che ci lavorano. Per ragazzi come Marius la biblioteca è stata addirittura il luogo del riconoscimento dei suoi diritti e della sua identità/dignità di persona. A tal punto da generare in lui una grande sorpresa, assurdamente, perché nessuno lo stava discriminando.

Il video, di cui sono venuta a conoscenza tramite Amnesty International e che riguarda il grave problema delle giovani generazioni di Rom, potrebbe essere da solo un valido sponsor per i finanziamenti alle biblioteche pubbliche, da me e da molti altri tanto amate.

Le biblioteche, oggi sempre più mediateche, sono spesso dotate di Internet point, pronte a lanciarsi in nuovi progetti, spesso pronte a lottare per rimanere in vita. Se anche voi conoscete delle biblioteche così, se anche voi vi sentite a casa nelle sale lettura e riconoscete nei bibliotecari una dimensione di accoglienza e una di apertura verso nuovi mondi, allora non cessate di finanziarle, di regalare loro libri, di diventare i loro sponsor. Perché, a volte, le biblioteche sono davvero la vita.

Le biblioteche, per loro stessa natura, possono sostenere ma anche mettere in discussione l’autorità di potere. Come depositari di storia o fonti per il futuro, guide o manuali per i tempi difficili, simboli di autorità passate e presenti, i libri di una biblioteca rappresentano ben più di quanto contengano nel loro insieme, e sono stati considerati, sin dall’inizio della scrittura, una minaccia. Poco importa il motivo per cui una biblioteca viene distrutta: ogni censura, riduzione, frammentazione, saccheggio o bottino dà origine (perlomeno come presenza spettrale) a una biblioteca più forte, più chiara e più durevole di libri banditi, saccheggiati, depredati, frammentati o ridotti. Può essere che questi libri non siano più consultabili, che esistano soltanto nel vago ricordo di un lettore o nell’ancor più vago ricordo di una tradizione e di una leggenda, ma hanno acquisito una sorta di immortalità. […] Le biblioteche che sono svanite o a cui non è mai stato concesso di esistere sono molte di più di quelle che visitiamo, e formano gli anelli di una catena circolare che ci accusa e ci condanna tutti.

Alberto Manguel

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