Il genere vampiresco nella letteratura

letteraturaIl genere “vampiresco” è forse uno dei più esplorati in letteratura. Basti pensare a Dracula di Bram Stoker, finendo per i vampiri “vegetariani” Twilight passando per le cronache di Anne Rice.  Un mondo immenso, del quale si può dire tutto e niente, e che a prescindere dal successo più o meno raggiunto, continua ad essere una fonte primaria di ispirazione per la maggior parte degli autori fantasy e young adult.

Il vampiro rappresenta già di per sè un attrazione perchè completamente avvolta nel mistero. Ed essendo in tutto e per tutto una creatura della notte (o per lo meno così è stata considerata per molti anni, n.d.r.) renderla punto focale di leggende e tradizioni sempre nuove è forse il lavoro più facile che uno scrittore possa fare. L’aura di dannazione nel quale ipoteticamente questa figura mitologica è immersa è uno dei primari punti di forza per la messa a punto di una storia su di essa.

Lo abbiamo potuto constatare sugli esempi che abbiamo fatto nell’apertura dell’articolo. La costante lotta tra bene e male cambia volto  a seconda dell’autore che l’affronta: ecco quindi da semplici guizzi ideali avere un vampiro gentiluomo, sanguinario e ma innamorato in Bram Stoker, ed uno con l’anima nella saga di Stephenie Meyer.  I vampiri di Anne Rice, va riconosciuto, si discostano da entrambe le classificazioni più riconosciute. I suoi personaggi vivono nel sangue  e nell’abominio, ma sono sempre spinti verso una umanità perduta e come poche altre cose sempre rimpianta.

In tutti e tre i casi, basta gettare uno sguardo agli autori per capire che i loro personaggi sono né più né meno diretta emanazione dei loro caratteri e della loro personalità. Soprattutto nel caso delle due scrittrici. Edward, Lestat e gli altri vampiri sono la personificazione  stessa delle credenze religiose che le due artiste possiedono. E nonostante tutto, questo non rappresenta un difetto.

 

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