La regina dei dannati, di Anne Rice

la regina dei dannati anne rice è un’ottima scrittrice. Molto prolifica e decisamente a metà tra il fantasy e l’horror come genere. Ma lasciatemelo dire: è bene che non si lanci in sperimentazioni eccessive all’interno di una saga. Altrimenti si rischia di avere in mano un libro come “La regina dei dannati“: pieno di buone intenzioni ma nel complesso decisamente non un granchè. Anche rispetto alle sue opere precedenti. E il problema, va sottolineato, non risiede nella caratterizzazione dei personaggi.

Leggere questo volume mi ha aperto gli occhirispetto al suo astio nei confronti di Stephenie Meyer, autrice della saga di Twilight: il problema della più anziana scrittrice, a mio parere,  consta nel fatto che l’autrice mormona sia riuscita a correggere gli errori che la Rice ha compiuto nella sua opera. Questo volume che vi sto recensendo ne è la prova più evidente: troppi punti di vista, uniti senza un apparente filo conduttore e sbalzi temporali fanno di questo libro il peggiore di tutti quelli letti fino ad ora da me appartenenti alla Saga dei vampiri. Ed’ è davvero un peccato, perchè la storia possiede un potenziale immenso.

Chi ha semplicemente visto in pellicola o letto solo il primo volume, Intervista con il Vampiro, non ha idea di come il personaggio di Lestat, nel suo essere incoerente e avulso alle regole sia il perno fantastico e primario dell’intera storia.  Sebbene presenti qualche problema stilistico e narrativo, Scelti dalle Tenebre è un vero capolavoro, destinato però a languire nella mediocrità di un potenziale sprecato del volume successivo.  Personaggi decontestualizzati ed una prosa alla quale è difficile star dietro fanno di questo capitolo un libro non all’altezza dei precedenti. Ed il brutto risiede proprio nel fatto che il lettore si rende conto di quanto sia stato sprecato nel romanzo a favore di particolari senza alcuna importanza in ogni momento della lettura.

Le parti che si salvano? Il racconto delle gemelle e qualche capitolo in cui Lestat parla in prima persona. Il resto è dannatamente fuori contesto.

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