Cujo, di Stephen King

Oggi vi parlerò di Cujo, uno dei primi romanzi di Stephen King. In questo caso il protagonista è un cane, un (inizialmente) docile e giocoso San Bernardo e della morte e distruzione che sarà in grado di apportare presso la sua abitazione nella cittadina di Castel Rock, luogo immaginario spesso utilizzato dallo scrittore statunitense per dare vita ai suoi racconti più riusciti.

In questo libro si svolgono due storie parallele: quella del cane e della sua famiglia, i Camber, e quella di Vic Trenton e della sua famiglia. Cujo legherà entrambe in una spirale di morte. Ma farà di più, darà modo al lettore di mettere a confronto due modi di vivere la famiglia, distinguerà socialmente comportamenti e uomini. Joe Camber, alcolizzato, violento e padrone di Cujo, ha un bambino ed una moglie che non merita e che nel corso della nostra storia si troveranno fortunatamente lontani dalla propria abitazione nel momento di rabbia (nel senso di malattia) più forte del cane.

Difficilmente il lettore proverà pena per lo sbranamento dell’uomo. Mentre al contrario proverà empatia per Vic Trenton che non solo scoprirà nel modo più brutto ( tramite una lettera) il tradimento della moglie, ma perderà il figlio, che morirà letteralmente di stenti all’interno dell’auto della madre, che si era recata dal meccanico Camber per farsi riparare l’auto, ignara di ciò che l’avrebbe attesa al suo arrivo.  Un assedio che finisce quando la donna, per salvare il figlio, si butta inutilmente in una lotta estenuante con il cane mentre il figlio, dopo convulsioni e deliri muore.

Ciò che connota straordinariamente questo libro sono le sensazioni che Stephen King fa sì che nascano nel lettore. Nel mio caso particolare posso dire di aver detestato la sig.ra Trenton, detestandola sia per le corna messe al marito che per la fine del figlio. E di aver odiato altrettanto cordialmente Joe Camber. Ho trovato difficile detestare il cane Cujo, nonostante la sua carica distruttiva. Questo perché ampi spazi di narrazione, visti dal punto di vista del cane, hanno fatto sì che si capisse come tutta quella violenza non era propriamente colpa sua.

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