Christine: la macchina infernale, di Stephen King

“Christine-la macchina infernale” è senza ombra di dubbio uno dei romanzi migliori di Stephen King. Da qualsiasi punto di vista lo si voglia vedere: stile, caratterizzazione dei personaggi. E’ una di quelle storie che, almeno per ciò che riguarda il parere di chi vi scrive, scivolano lisce come l’olio alla lettura e che consentono, come amava dire Coleridge “di sospendere l’incredulità” per più di un momento.

L’impressione che ho sempre avuto è quella che Christine fosse il classico romanzo che avrebbe dovuto vincere una miriade di premi. E’ decisamente ben strutturato, mai noioso, ed i personaggi sono così reali e così poco distanti dalla realtà che è impossibile non immedesimarsi in loro.  Eppure è forse uno dei quei libri mai citati di Stephen King e per quel che ne so io, mai premiati.

Ed affronta così tanti temi in un solo libro, che meriterebbe davvero molto di più in quanto a considerazione. Partiamo dall’amicizia tra i due protagonisti maschili, Arnie e Dennis (quest’ultimo è l’io narrante, colui che anni dopo gli eventi decide di fare il punto della situazione) che per colpa di Christine, la macchina protagonista, decisamente infernale ed assetata di sangue, da fraterna diventa quasi un odio viscerale.

Questo perché come si scoprirà ben presto, l’auto è posseduta dall’anima del suo primo possessore, una persona davvero indegna e cattiva nell’animo, un uomo che ha lasciato morire soffocata la propria figlia nell’auto e che è in grado non solo di cambiare fisicamente e migliorare l’aspetto di colui che “possiede”, in questo caso Arnie, ma è autore/autrice di veri e propri assassinii… non per ultimo colui che tanto ha amato l’auto (Arnie, ovviamente) e tanto ha messo in gioco per lei.

Probabilmente raccontata  la storia non rende in maniera effettiva: il consiglio che vi do è quello di leggere il romanzo: devo ancora conoscere qualcuno rimasto deluso da questo particolare intreccio.

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