Desperation, di Stephen King: recensione

Desperation: ci sarebbe da giocare con l’assonanza del titolo. Questo libro di Stephen King è infatto uno di quei titoli capaci di lasciarti con l’amaro in bocca ed al contempo  la voglia dannata di capire di più la mente di uno scrittore come quello americano. Parliamo di un libro tra i più “horror” dello scrittore, nel senso canonico della parola.

La storia in esso raccontata è tra le più semplici. Diverse persone si trovano a passare per le strade corrispondenti alla cittadina di Desperation, un nome che incute tutt’altro che buone previsioni, e in modo differente per ogni nucleo delle stesse, vi è l’incontro con Collie Entragian, lo sceriffo del luogo. Sebbene in alcuni casi inizialmente affabile, appare agli occhi di tutti che il poliziotto nasconda qualche segreto.

Il maggiore è che si tratta di un pazzo omicida che non solo è stato in grado di eliminare un intera cittadina, ma sembra avere riservato qualcosa di particolare per i suoi nuovi amici, rinchiusi all’interno della prigione della cittadina.

SI tratta di un volume che ancora una volta acquista nuovo significato e comprensione se letto (o riletto) dopo essere entrati in contatto con la Torre nera. E’ qui infatti che i Can Toi fanno la loro comparsa per primi. Ed anche il “cattivo” Collie, o ancor meglio chi lo possiede, trova collocazione precisa dopo aver letto la saga. E’ molto più facile in questo modo ritrovare una delle tante creature che vivevano nel Prim e nelle tenebre di contezza.  Del quale la miniera che il coraggioso scrittore, uno dei sopravvissuti, farà saltare rappresenta uno dei portali di comunicazione.

Da questo punto di vita è interessante notare quante volte gli scrittori sono protagonisti della produzione di King: It , Le notti di Salem,  1408 e potremmo fare almeno un’altra decina di esempi. Ma soprattutto come questi si assomiglino in carattere ed azioni. Che si tratti di un transfert dello scrittore? Ad ogni modo, tralasciando una trasposizione cinematografica non degna dei capolavori del regista (L’ombra dello scorpione uno di essi, n.d.r.) questo libro è particolare perché condivide con “I vendicatori” altro libro del re, scritto però con lo pseudonimo di Richard Bachman, copertina e personaggi.

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