Elevation di Stephen King, recensione

Talvolta forse anche i fan più appassionati del Re rischiano di essere eccessivamente crudeli nell’esprimere le loro opinioni e “Elevation” di Stephen King, purtroppo potrebbe prestarsi ad una critica molto dura nei confronti dello scrittore americano.

Personalmente ho trovato lo scritto piacevole, partendo dal presupposto che non stiamo parlando di un’opera per grandezza e periodo come “IT” ma di qualcosa sulla quale, dopo svariate decine di libri scritti, Stephen King si sente di sperimentare e dar vita a qualcosa che può far storcere il naso un pochino rispetto a ciò che lo scrittore ha prodotto fino a metà degli anni 2000 ma in tutta onestà c’è davvero da agitarsi per questo?

Il protagonista è un uomo di Castle Rock (cittadina da incubo per tutti coloro che conoscono le opere del Re, N.d.R.) che si rende conto di stare perdendo “peso”, pur mantenendo la sua normale stazza. La sua condizione, senza cure e molto particolare, lo porta a voler cambiare la propria vita e perché no, anche quella degli altri. Non si può negare che i personaggi della storia potrebbero forse essere migliorati in quanto a caratterizzazione, ma il tema del pregiudizio in questo caso non deve essere considerato come “abusato” o scontato: mai come in questi tempi è utile sottolineare e combatterlo con tutte le proprie forse.

“Elevation” di Stephen King non sarà paragonabile a “L’ombra dello scorpione“, ma ha un suo perché e non merita di essere inserito nella lista delle opere non convincenti dello scrittore ma piuttosto che gli venga dato il beneficio… del dubbio.

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