L’incendiaria, di Stephen King

Chi ormai si è abituato a leggere le mie recensioni su Stephen King, forse avrà maturato la convinzione che in generale amo tutte le sue opere. Stupirà forse sapere che non è affatto così. L’equazione “Valentina adora il Re” non concepisce infatti l’entrata in questa serie di libri de”L’incendiaria” l’opera secondo me più brutta, insieme a “La bambina che amava Tom Gordon” mai concepita dallo scrittore americano.

Sensazione a pelle provocata dalla lettura superficiale del libro? No, tutt’altro. Confermata dalla seconda lettura. Questo libro, letto nel mio momento di euforia, il momento della scoperta di questo autore, mi ha fatto capire in un solo colpo che non si può dare fiducia a Stephen King  a scatola chiusa. Anche se lo si considera un genio. La storia raccontata dal libro è tra le più lineari possibili: abbiamo Charlie, bambna dal potere cinetico incredibile: è in grado di incendiare le cose a suo piacimento e Andy, il padre della piccola, in grado di convincere le persone a fare ciò che lui vuole con la forza della mente.

Tali poteri sono dovuti alla partecipazione, in tempi non sospetti, dell’uomo e della moglie ad un esperimento condotto a riguardo di uno speciale preparato.  Il libro riguarda la fuga disperata di Andy e della figliolina dagli agenti de “La Bottega”, associazione governativa interessata agli effetti del farmaco.

La parte più bella dell’opera è sicuramente quella  riguardante l’esperimento originario di per se stesso. Il resto della storia purtroppo per ciò che mi riguarda, mi è sempre sembrato un accozzaglia di banalità infilate l’una dopo l’altra, sebbene debbo ammettere che i momenti di suspence non mancano, dettati più che altro dalla “naturale” segretezza che ogni azione che riguradava i due protagonisti doveva per forza di cosa permeare.

Non mi sento di porre però un veto assoluto sul libro, sicuramente molti altri lettori e fan avranno apprezzato la storia.

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