Cinque motivi per leggere “La torre nera” di Stephen King

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Oggi voglio parlarvi di una saga a me molto cara, quella de “La torre nera” di Stephen King. E’ probabilmente quella da me letta più volte in assoluto e contemporaneamente quella nella quale, ad ogni nuova lettura scopro particolari che mi erano sfuggiti le volte precedenti. Ecco quindi per voi cinque motivi per leggere questa serie di libri.

Con una piccola premessa: essere fan di Stephen King ovviamente da maggiori possibilità di spaziare con la fantasia perché si ha la conoscenza di un numero di opere maggiori dell’autore collegate direttamente alla saga, ma la serie sarebbe interessante da leggere anche se non si fosse mai preso un libro del Re in mano.

1) E’ un western-epico straordinario. Lo scrittore non ha mai nascosto la sua passione per i film di Sergio Leone e Roland Deschain sembra uscito proprio da una simile pellicola. Sono molti gli elementi del western che si mixano sapientemente con sfumature epiche della narrazione.

2) E’ una saga fantasy fuori dalle righe. E’ sempre stato molto difficile etichettare “La torre Nera” in un solo genere. Essa contiene molti elementi di diversi generi al suo interno. Robot, mondi post apocalittici, storia e leggenda sono solo alcuni degli ingredienti che fanno sì che questi libri siano accattivanti ma pregni di riflessione in ogni pagina.

3) Alla base vi è una grande storia d’amore. Susan Delgado trova ampio spazio solo nel quarto volume, “La sfera del buio“, ma si scopre ben presto che la motivazione alla base del carattere particolare del Pistolero dipende da una serie di tristi lutti che ne hanno forgiato il carattere e non sempre positivamente.

4) Per un lettore di Stephen King vi sono molte spiegazioni da cogliere. Non si può leggere la saga e non trovare l’impronta degli altri libri dello scrittore.  E non solo di quelli che apertamente sono collegati a personaggi presenti nella narrazione. E’ come se vi fosse uno scambio “vicendevole” tra le varie opere.

5) E’ l’opera migliore dalla quale partire nella lettura di Stephen King. Concede al lettore un approccio soft, non legato strettamente al genere horror.

 

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