Appassionati di ebook? Vogliono fiabe cartacee per i propri bimbi

E’ spettacolare come dei veri e propri aficionados ad un prodotto o ad un concetto non esitino a gettarlo alle ortiche a seconda del “settore” che debbono trovarsi ad affrontare. Il “The New York Times” ci fa infatti notare come coloro che possiedono ereader e possono essere considerati dei veri e propri fan degli ebook nella gran maggioranza dei casi per i loro bambini continuano a preferire delle fiabe tradizionali di tipo cartaceo.

Nulla di male in questo, ci mancherebbe. L’idea però fa sorridere, specialmente se ci si addentra nel fenomeno.  Che sembra verificarsi con sempre più regolarità anche in quelle generazioni di genitori che con il digitale hanno sempre avuto molta dimestichezza. Si tratta, spiegano i due analisti che se ne sono occupati, Matt Richtel e Julie Bosman di una questione sia culturale che pratica. Essenzialmente i più giovani (ivi compresi quelli già divenuti genitori) e le persone con un buon approccio tecnologico, preferiscono il libro elettronico a quello tradizionale per una maggiore flessibilità, minore spazio utilizzato e talvolta anche prezzi migliori.

Quando si parla di bambini però cambia tutto. Perché è l’esperienza stessa della lettura o del primo approccio con il libro a cambiare in questo caso: provate ad immaginare un bambino di due anni che si avvicina ad un libro di fiabe: la prima cosa da mettere in conto, passata l’euforia, è un lancio a terra di tale compendio. Immaginate cosa succederebbe con un lettore. E poi, c’è un altro fattore da considerare, ed è quello del contatto fisico con il libro. L’odore, la scoperta delle pagine, la passione per il contatto con i volumi. Tutte esperienze che non possono essere fatte con un ebook.

Ed i colori dove li mettiamo? Per quanto avanzati gli ebook ancora non sono perfettamente in grado di supplire in tal senso.  Va da sé quini che se bene in parte motivo di scherzoso scherno, questa volontà dei genitori di tenere i bimbi lontani dall’ebook reader almeno nel corso dell’infanzia… non è affatto sbagliata.

 

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