Uscito il libro “L’enigma della morte di Marilyn Monroe”

uscito enigma morte Marilyn MonroeMarilyn Monroe non si è suicidata: una voce che è spesso stata rilanciata in biografie e libri inchiesta. A rilanciare i fatti ci pensa ora, a cinquanta anni dalla morte dell’attrice, avvenuta il 5 agosto del 1962 un gruppo di scrittori davvero particolare composto da : Francesco Mari e Elisabetta Bertol, docenti di tossicologia forense all’Università di Firenze, e Barbara Gualco, docente di criminologia nello stesso ateneo attraverso il libro “L’enigma della morte di Marilyn Monroe”.

Edito dalla casa editriceLe Lettere” il volume contiene un riesame del caso basato su documenti e testimonianze da parte di questo team di esperti, i quali hanno basato la loro analisi anche su diversi libri precedentemente scritti, tra i quali spicca la biografia di Marilyn composta da Donald Spoto.  In questo caso non parliamo di semplici congetture ma di un’analisi effettuata dal punto di vista scientifico-forense in grado di fornire, in base alla documentazione, motivazioni reali e non mere ipotesi. Uno degli autori, Francesco Mari, ha spiegato ad una nota agenzia di stampa unendo analisi sociologica a quella scientifica:

Al di là delle risultanze scientifiche che abbiamo trovato e che ritengo abbiano colpito nel segno, la cosa fondamentale è che il discorso del suicidio non tornava anche in base alla personalità di Marilyn: non era il tipo da auto-sopprimersi. E poi Marilyn doveva risposarsi con Joe Di Maggio proprio l’8 agosto… Una persona che ha di questi progetti non mi sembra una che si sta per suicidare.

Ma sono soprattutto i riscontri scientifici a parlare. Come la quantità di barbiturici riscontrata nel sangue la quale, se assunta per via orale avrebbe dovuto lasciare determinate tracce:

Marilyn avrebbe dovuto, infatti, ingerire 47 capsule di Nembutal, ma nello stomaco durante l’esame autoptico non ne venne trovata traccia. Eppure 47 capsule sono tante da smaltire. E dalla nostra esperienza di suicidi con barbiturici sappiamo che resta sempre qualche residuo nell’area gastrica perché quando sopraggiunge la morte, l’assorbimento di queste sostanze si blocca.

L’ipotesi, data la “passione” di Marilyn Monroe per i clisteri e coadiuvata da un’infiammazione riscontrata nel colon retto,  è che possa essere stata avvelenata proprio tramite una inconsapevole contaminazione anale. In questo caso sarebbero due i “maggiori indagati”. La prima sarebbe Eunice Murray, colei che si occupava di somministrarle i clisteri e che stava per essere licenziata dall’attrice e il secondo potrebbe essere qualche “personalità” legata a Bob Kennedy: si sa, infatti, che per il giorno successivo alla sua morte, la donna aveva indetto una conferenza stampa nella quale avrebbe “vuotato il sacco” sulla famiglia più importante d’America.

Lascia un commento