Umberto Eco: Ottanta anni tra letteratura e ragionamento

scrittore de il nome della rosaUmberto Eco compie oggi 80 anni. Anche lui, al pari di Italo Svevo, per quanto il suo genio sia innegabile, non rientra tra le mie corde. Ho sempre trovato la sua prosa dispersiva, poco adatta ai ritmi a me congeniali, sebbene abbia sempre ammirato le storie da lui partorite. Differente l’approccio che ho con l‘Eco scrittore di articoli e che in qualche modo mi attrae un po’ di più, data la sua capacità di andare dritto al punto. Che lo si ami o lo si odi, rimane uno degli scrittori italiani migliori dei nostri tempi.

Ed in qualche modo anche uno dei più conosciuti. Basti pensare a “Il nome della rosa“. La sua diffusione fu così capillare ed estesa che perfino Hollywood ne estrapolò uno dei più bei film della sua storia, reso sublime da Sean Connery e Christian Slater.

Ed è l’America stessa, in occasione del suo compleanno (è pur sempre il più importante e noto intellettuale italiano vivente, n.d.r.) a dedicargli un tributo speciale: una raccolta imponenti di saggi su di lui scritti dai maggiori scrittori e intellettuali. Il libro in questione uscirà all’interno di una collana americana chiamata “The library of Living Philosophers”, (letteralmente “La biblioteca dei filosofi viventi”, n.d.r.) della veneranda età di 60 anni. Ogni volume pubblicato al suo interno può contare su almeno mille pagine dedicate all’autore che prende in considerazione. Interessante il mondo in cui lo scrittore confida a Repubblica le sue sensazioni a riguardo.

È una cosa che mi fa tremare le vene dei polsi. Il libro uscirà in una collana americana che esiste da una sessantina di anni, si chiama “The Library of Living Philosophers”, tutti volumi di più di mille pagine dedicati a Dewey, Russell, Carnap e poi via via fino a me. Però bisogna sbrigarsi perché se muori prima che l’opera sia finita non te lo fanno più. Certo, c’è l’eccezione di Rorty: il libro su di lui è uscito dopo che era già morto.

 

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