La Torre Nera: L’Ultimo Cavaliere

“L’uomo nero fuggì nel deserto, ed il pistolero lo seguì”. E’ questo l’incipit de “L’ultimo cavaliere”, primo libro dei 7 componenti la saga de “La Torre Nera”, opera epica di Stephen King.  Si tratta di un opera epica, ispirata principalmente alla poesia di Robert Browning “Childe Roland alla Torre nera giunse”.

Una serie che raccoglie in sé quasi tutte le opere dello scrittore, dando loro un contesto e dal quale trae in maniera diretta vere e proprie citazioni. L’ultimo cavaliere esce per la prima volta nel 1982, come romanzo breve: in seguito nel 2003, Stephen King lo completerà e lo ridarà alla stampa, in concomitanza con gli ultimi 3 volumi della saga, completati e pubblicati dopo il grave incidente che gli è quasi costato la vita.

Roland di Gilead, ultimo pistolero di una stirpe di eguali, sta attraversando il deserto. E’ stanco, assetato, quasi allo stremo. Sta inseguendo l’uomo in nero. Ha bisogno di parlare con lui, forse ucciderlo. Ma di vitale importanza è chiedere, sapere qualcosa di più sulla Torre Nera, centro dell’esistenza.

Quando pensa che tutto sia perduto, e la morte vicina, Roland viene soccorso da un bambino, Jake. Non sa che proprio lui, questo giovane ragazzino biondo rappresenterà per lui la chiave per arrivare al suo scopo. I due si mettono in viaggio insieme, all’inseguimento dell’uomo in nero. Nel corso del tragitto l’ultimo cavaliere ripercorre con il bambino gran parte del percorso che lo ha portato fino a quel momento, in quel punto: la sua infanzia, il suo diventare pistolero. E man mano l’affetto che prova per Jake, bambino speciale, morto e risvegliatosi nel deserto, cresce, portandolo, alla fine del libro, ad una lacerante decisione.

La capacità descrittiva di Stephen King, attraverso parole poco pretenziose ed una schema paratattico è qui utilizzata in gran spolvero. Il ritmo dato alla narrazione è sostenuto, nonostante si svolga quasi tutto attraverso dei flashback. Ma è la caratterizzazione dei personaggi ad essere il punto di forza di King. Sebbene per buona parte del racconto non si conosca nemmeno il nome dell’ultimo cavaliere, è impossibile prescindere dalla sua forza e dal suo fascino. E dalla sua difficoltà a gestire i sentimenti.

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