Flannery O’Connor, Sola a presidiare la fortezza. Lettere.

Il mio rapporto con Flannery O’Connor è simile a quello di un innamorato. Ne ho prima sentito tanto parlare, chiedendomi cosa mai ci fosse di così affascinante in questa scrittrice da far nascere dei veri e propri circoli di ammiratori.

Poi ho cominciato un processo di avvicinamento al suo lavoro, tramite la raccolta di saggi pubblicata da minimum fax, che mi ha fatto scoprire una donna dalle idee molto chiare e dalle grandi capacità. In questi giorni, visto che volevo saperne di più sulla sua vita, sono alle prese con alcune delle sue lettere.

Ci sono scrittori le cui biografie ci lasciano l’amaro in bocca. Abbiamo già parlato di Céline e della sua grandezza letteraria, che procedeva di pari passo con il suo antisemitismo. Ci sono biografie e carteggi che non vorremmo mai leggere, perché ci costringono a fare i conti con la pochezza di molti dei nostri miti letterari.

Non è questo il caso di Sola a presidiare la fortezza, la raccolta di lettere della O’Connor pubblicata da Einaudi nel 2001. Che parli della propria opera, della propria cultura piena di lacune, della passione che nutre per i suoi stessi racconti, di San Tommaso e del suo attizzatoio, delle lettere che riceve da stranissimi lettori, Flannery emerge prepotentemente come una donna di gran carattere, integra, testarda, ironica e divertente.

Una ragazza dalle solide convinzioni che di pari passo si accompagnano ad una visione della vita tanto ampia quanto a tratti chiara e disincantata.

La sua conoscenza e progressiva conversione al cattolicesimo, non ne fa una scrittrice schierata, ma aperta ad una diversa prospettiva sulla vita. La malattia non diventa per lei, pur facendola soffrire enormemente, argomento interessante o segno di una particolare attenzione divina, ma rientra tra le cose dell’esistenza, tra le esperienze da cui apprendere e rilanciare quanto appreso (viene infatti citata a malapena).

Leggere questo libro vi darà la sensazione di essere entrati in relazione con Flannery O’Connor, di aver conosciuto una parte di lei. Soprattutto, vi lascerà trasformati perché in lei arte e vita sono in una strettissima relazione. Che vi piaccia o meno, insomma, vi affascinerà.

[…] Mi addolora il tuo essere persona non grata […] ma lasciati consigliare da chi ormai non si fa più illusioni: la sottoscritta. Questa cosa di pretendere l’onestà dagli altri è il non plus ultra dell’Innocenza estrema. Puoi pretendere onestà solo se paghi per ottenerla. Quando chiedi [a qualcuno] di essere onesto con te, gli chiedi di comportarsi come Dio, e non lo è, anche se si sforza di somigliarGli dandoti quello che vuoi, e questo ovviamente non gli fa fare una bella figura. Soprattutto non chiedere mai alla tua famiglia di essere onesta con te. Significa gravare il prossimo di un peso insostenibile. L’onestà [di una persona] è soltanto onestà, non è la verità e non ti torna utile né sul piano intellettuale né su altri piani. Per amare gli altri devi fare orecchie da mercante a buona parte di quello che dicono quando fanno gli onesti, perché non vivi più nel Giardino dell’Eden. L’ultima cosa che voglio dai miei parenti è l’onestà. Hip hip urrà.

(lettera a Maryat Lee 1958)

Flannery O’Connor
Sola a presidiare la fortezza
Einaudi
Pagine: XX – 167
Prezzo: € 9,30
ISBN 9788806140700

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