Elianto, di Stefano Benni

Non amo particolarmente Stefano Benni e sicuramente si tratta di una mia pecca visto che il suo stile è molto buono. In realtà le storie non mi hanno mai convinto molto. Eccezione fatta per Elianto, il quale mi ha sempre coinvolto ed emozionato. E’ stato uno dei primi libri a farmi venire le lacrime agli occhi in giovane età; uno dei quali, sebbene non apprezzandone l’autore ho sentito mio e non mi è dispiaciuto rileggere negli anni.

La prima cosa che mi attirò di questo libro, e qui i lettori più attenti dei miei articoli capiranno quanto questo stravolga il mio essere “lettore”, fu la copertina. Nell’edizione da me acquistata ormai tanti anni fa (forse proprio la prima, o una delle prime ad ogni modo, n.d.r) non solo era tra il bronzeo ed il dorato, ma soprattutto era caratterizzata da una immagine di pura fantasia, cosa che fu  in grado di attrarmi, insieme ad un frontespizio (miracolo!) ben fatto e davvero in grado di catturare.

La prima volta che lo lesi poi non ero troppo distante dall’età di Elianto, il protagonista, rinchiuso  a Villa Bacilla. Il ragazzo, affetto dal “morbo dolce”  grazie all’infermiere Talete Fuschini viene a conoscenza delle teorie del dott. Noon e della capacità della “mappa nootica” di viaggiare tra i Mondi Alterei, tutti paralleli alla terra.

Elianto segue grazie alla mappa, portata a lui grazie alla luce della luna ed ad un castagno sul muro della propria stanza,  le avventure di tre distinti gruppi di amici: i primi cercano una cura per Elianto (dovrà infatti lui sfidare il rappresentante del governo di Tristalia in una sfida di intelligenza, n.d.r), i secondi un modo per sconfiggere il forte rappresentante dello stesso fisicamente ed il terzo, un gruppo di diavoli, per volere di Lucifero debbono schierarsi con i “buoni” per ristabilire il pubblico arbitrio.

Cosa ho trovato e trovo di bello in questo libro consta nella sua attualità. E nell’analisi precisa del nostro mondo, della nostra Italia, attraverso un libro adatto ad essere letto anche da un ragazzo. Dire di più potrebbe semplicemente fuorviare perché frutto di considerazioni personali. Una cosa posso dirvela, ricordandovi che si tratta di un libro molto facile da leggere, scorrevole e mai noioso:  si tratta di un libro di speranza.

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