“Detenuti”, di Melania Rizzoli ed il capitolo bloccato dall’antimafia

Un capitolo mancante. E’ questo il nocciolo della questione del libro”Detenuti. Incontri e parole dalle carceri italiane” edito dalla Sperling & Kupfer e scritto da Melania Rizzoli. Un volume composto e ricercato dal punto di vista medico e politico in merito alle condizioni detentive attraverso le storie più note della nostra cronaca nera, partendo da Lele Mora fino ad arrivare a Totò Riina.

Ed è proprio lui, se consentite il termine, la pietra dello scandalo. O meglio il capitolo mancante, la cui pubblicazione è stata bloccata dalla procura antimafia nella persona del procuratore Pietro Grasso. Un pezzo da novanta,  che ha deciso di non far venire alla luce determinate informazioni, sicuramente per evitare che le stesse possano avere particolari ripercussioni a livello sociale.

Dal canto suo la Rizzoli non riesce a spiegarsi il perché di questo taglio, dato che dal suo punto di vista, in buona parte condivisibile, ha semplicemente scelto dei soggetti “noti” per parlare della umanità del carcere. Un racconto senza filtri creato con l’intenzione di arrivare al cuore della gente.  E se il capitolo è ad ogni modo stato “escluso”, ci pensa la scrittrice a renderne conto attraverso i media, raccontando sia di Totò Riina, sia di Bernardo Provenzano, messi a confronto nel testo tagliato:

Ho trovato un Provenzano in condizioni di salute precarie, con interventi e operazioni subite, debilitato. Riina, quasi vispo. In buona forma e anche spiritoso. Mi ha detto di avere voglia di passeggiare per Milano, la moglie gli rende visita ogni mese. Tiene la fede sempre al dito. Mai tolta. Non sente il desiderio di ritornare nella sua Sicilia.

La storia che ha colpito di più l’autrice è quella di Salvatore Cuffaro. L’uomo, dimagrito tantissimo, vive la sua situazione all’interno del carcere di confino con molta dignità. L’unica preoccupazione riguarda le condizioni di salute della figlia, unico fattore che lo sta stremando.