Il confine di Bonetti di Giovanni Floris, recensione

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Il confine di Bonetti” di Giovanni Floris è un libro che faccio fatica a catalogare nonostante ne abbia finita completamente la lettura. Questo non significa che non mi sia piaciuto. A dire il vero è stato un viaggio interessante da intraprendere nella letteratura italiana moderna. Diciamo che come romanzo, a livello mentale, non so dove collocarlo di preciso.

Lo ripeto, questo non significa non aver goduto della storia raccontata.  Mi rendo conto di avere una certa passione per gli intrecci che lavorano sulle amicizie di lunga data, a prescindere da quello che raccontano. E forse questa mia debolezza è proprio quello che mi trattiene dal riuscire a trovare un cassettino preciso a “Il confine di Bonetti” di Giovanni Floris. Diciamocela tutta: l’autore non è nuovo alla scrittura di libri: è un giornalista e conduttore affermato e un saggista abbastanza valido, quindi nessun problema dal punto di vista tecnico. Il linguaggio è scorrevole, assolutamente e questo è già un grande punto a favore. Quindi il problema in realtà per chi vi scrive è il non riuscire a catalogarlo. Detto tra noi e sarà l’unico spoiler che vi darò: il morto ci scappa. Ma è interessante anche vedere il racconto che Floris fa di questa prima generazione disillusa dai tempi. E’ un buon ritratto di paure, speranze e delusioni.

E’ un libro che consiglierei? Sicuramente sì. Mi piace come è scritto e penso fortemente possa rappresentare un punto di riflessione per tutti. Ecco la sinossi:

Un’ultima notte da leoni con gli amici di sempre, una soltanto. Cosa può esserci di male? E invece il notaio Ranò, facoltoso borghese romano, si ritrova in cella, e poi davanti a un magistrato. E la verità viene fuori. Non solo il racconto della folle serata in cui è naufragata la reunion, ma, come un fiume in piena, la confessione di una vita, delle avventure di un ragazzo e del suo eterogeneo drappello di compagni. Con al centro di tutto lui, il grande amico che ce l’ha fatta, Marco Bonetti, famoso regista finito con lui in carcere… Nella “confessione” di Ranò si dipana così un percorso di formazione illuminato da una grande amicizia maschile, tra catastrofi sentimentali e bravate al limite del decoro, vacanze sbagliate e meravigliose, giri in motorino nel gelo di una Roma vissuta e amata. Come abbiamo perso di vista i sogni di quando eravamo giovani? Qual è il confine tra adolescenza e vita adulta, tra possibilità e rimpianto, tra successo e tradimento? E quando è troppo tardi per capirlo?

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