Un libro per l’8 marzo: la storia di Giuditta

In vista dell’8 marzo voglio raccontarvi la storia di Giuditta, una donna di una bellezza strepitosa, diremmo oggi, e di grande intelligenza, che salvò un intero popolo da morte certa.

Perdonatemi l’eccessiva sintesi della storia: Giuditta, dopo essersi truccata e pettinata,dopo aver indossato i suoi vestiti più belli e i suoi gioielli più preziosi, si presenta dal generale che minaccia di distruggere la città in cui lei vive.

Lo affascina, lo incuriosisce, fino a che lui non decide di farla ubriacare e abusare di lei. Giuditta però ha previsto tutto: finge di bere, fa ubriacare lui e quando è cotto a puntino lo decapita, con l’aiuto di una donna che è con lei. Ebbene, non si tratta dell’eroina di un romanzo di Stieg Larsson bensì della protagonista dell’omonimo libro della Bibbia:

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Il circo maledetto di Ann Featherstone

Il circo maledetto” di Ann Featherstone rientra senza dubbio nel genere thriller, ma al contempo guadagna senza paura di essere smentiti, il titolo di “visionario”. La scrittrice appare infatti in grado di saltellare con grazia e maestria da un colpo di scena all’altro.

Si potrebbe obiettare che questa sia una caratteristica di molti. Ciò che riesce a fare questa docente di storia del teatro all’Università di Londra, però ha una caratteristica in più: riesce a rendere credibile anche l’impossibile. Partendo, per prima cosa, dalla caratterizzazione dei suoi personaggi.

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Paul Auster, il Purgatorio e un’intervista

Paul Auster, come Philip Roth, è uno di quegli autori che ammiro moltissimo e di cui riconosco la maestria, ma cui non riesco ad appassionarmi. Lo trovo, come uomo, affascinante e la sua scrittura, in qualche modo, è proprio il genere di scrittura che amo, ma ahimè il mio cuore non cede di fronte ai suoi scritti.

Poiché sono una lettrice testarda, anni fa mi sono recata in biblioteca e ho preso in prestito quasi tutti i suoi romanzi e me li sono letti, prendendo appunti e cercando, inutilmente, tra i miei amici, qualcuno che avesse tra gli scaffali almeno uno solo di questi tomi, per potermi confrontare.

Ad ogni modo, visto che non riuscivo ad innamorarmi, ad un certo punto ho troncato questa relazione senza sbocchi e mi sono fermata proprio prima dell’uscita di Follie di Brooklyn, edito in Italia da Einaudi.

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La Torre Nera: La Torre Nera – Parte Seconda

Avevamo lasciato Roland, Eddie, Jake e Susannah in viaggio per Algul Silento, il luogo dove i  frangitori (persone dotate di particolari poteri mnemonici, n.d.r.) sotto lo sguardo attento degli sgherri del re Rosso da ormai decenni erano impegnati nel “grattare via” pezzi di vettore, sostegni della Torre nera.

Il gruppo riesce a raggiungere il luogo grazie all’intervento di tre di essi: tre persone speciali tra le quali figura anche un amico di gioventù di Roland: Shemiee. I più attenti lettori di Stephen King ritroveranno negli altri due altrettanti protagonisti di suoi romanzi , uno in particolare fortemente legato alla saga della Torre e che, ovviamente con il senno del poi, anticipa quella che sarebbe stata la conclusione finale della stessa.

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Il quaderno ungherese di Anne-Marie Garat

Il quaderno ungherese di Anne-Marie Garat è quello che si definisce un romanzone e non solo per le quasi mille pagine di cui è composto, ma per il modo in cui la vicenda della protagonista viene narrata.

E’ il 1913, siamo a Parigi. Gabrielle Demachy è innamorata di un uomo, Endre Luckácz, eternamente in viaggio per motivi che lei non comprende completamente. Quando le viene annunciata la morte di lui e le vengono consegnati il baule con una parte del bagaglio, Gabrielle intuisce che qualcosa non quadra e decide di intraprendere una sorta di indagine per far luce sulla vicenda.

Da quel momento l’acuta e testarda protagonista vedrà cambiare i rapporti con la sua più cara amica, Dora, entrerà in contatto con la famiglia che forse custodisce il segreto della morte di Endre, incontrerà un uomo tanto colto e affascinante quanto misterioso, Paul Galay, e stringerà un forte legame con una bambina che sarà determinante nella sua storia.

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La Torre Nera: La Torre Nera – Parte Prima

Con il settimo ed ultimo capitolo della saga, “La torre nera”, Stephen King raggiunge l’apoteosi della sua carriera. Inutile negarlo, la maggior parte dei suoi lettori potranno confermarlo: dopo di essa non sono state molte le storie dello scrittore che hanno emozionato. Non che la sua vena si sia esaurita, semplicemente quando si raggiunge il punto più alto, non si può sperare di superarlo.

Questo volume rappresenta la conclusione ed il perché di più di trent’anni di scrittura dell’artista ed è impossibile non notare come alla fine lo stesso King si riveda nel suo eroe più controverso. La recensione necessita di una arbitraria suddivisione in due parti, al fine di essere il più possibili esaurienti.

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Raymond Carver, fu vero minimalismo?

Raymond Carver è morto a soli cinquantanni e tuttavia ha fatto in tempo a diventare uno dei maggiori narratori americani del novecento.

Poco prima di morire, nel 1988, ha curato lui stesso l’antologia Da dove sto chiamando che vedete nella foto di apertura, edita da Minimum Fax nel 2003 e da Einaudi nel 2010.

E’ stata la scrittrice Tess Gallagher, sposata da Carver due mesi prima della morte e da lui nominata esecutrice testamentaria, a rivelare al mondo intero che Carver non poteva essere l’iniziatore del minimalismo americano in quanto lui stesso non era affatto minimalista, ma costretto a ridurre all’osso i suoi racconti dal suo editor Gordon Lish.

La raccolta di racconti che regalò a Carver la sua fama, ovvero Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, sembra sia stata rieditata da Lish, senza che Carver potesse farci niente. Ridotta di più del cinquanta per cento e fortemente rimaneggiata, venne poi riproposta dallo scrittore in versione integrale prima della sua morte.

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Il rasoio di Occam di Massimo Smith

A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire.

Questo è il principio con cui Guglielmo di Occam, filosofo inglese del quattordicesimo secolo, ha illuminato anche il pensiero scientifico moderno. Solo che in Il rasoio di Occam di Massimo Smith, autore napoletano classe 1964, le cose non vanno apparentemente in questo modo.

Nel romanzo, edito da Fanucci, le vicende in cui si imbatte Francesca, giornalista napoletana, sono complesse e difficili da interpretare. Testimone oculare dell’omicidio di un bambino, Francesca ne parla con toni accesi nel blog del giornale. Presa dalla rabbia, racconta nei dettagli come si vendicherebbe di chi ha causato la morte del piccolo.

La notte stessa due persone vengono uccise con le modalità da lei descritte. Sospettata e condotta in commissariato, Francesca si ritroverà non solo a dover difendere la propria innocenza, ma anche il suo rapporto di coppia che, man mano che le indagini proseguono, crolla sotto il peso della tensione.

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Racconti di vento e di mare, per gli appassionati di Conrad e non solo

Racconti di vento e di mare, a cura di Giorgio Bertone, è una godibilissima raccolta di racconti che hanno come tema, appunto, il mare, i pirati, i fari, le nuove rotte, i naufragi e via dicendo.

La raccolta è sorprendente perché oltre al classico e amatissimo Joseph Conrad, che tutti ci aspettiamo di trovare, ci sono autori che abitualmente non associamo a questo tipo di narrazione, altri di cui neanche sospetteremmo un tentativo di narrazione marinaresca.

Per citarne solo alcuni: Carver, Camus, Kafka, Dahl, Doyle Gauguin. Tra gli italiani, alcuni scrittori che rientrano nei capitoli dedicati ai racconti di chi non ha mai visto il mare: Montale, Pavese, Sartori, De Amicis. Il più divertente?

A mio parere è il racconto del poeta livornese Giorgio Caproni (1912-1990) intitolato Messaggi dal faro. Si tratta di tre irriverenti paginette che raccontano di un faro nell’oceano che ha come guardiani dei frati di clausura. Tra costoro e i marinai si accende una piccola battaglia a colpi di codice Morse. Chi l’avrà vinta e come non ve lo svelo. Vi assicuro però che la storia vi divertirà moltissimo.

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La Torre Nera: La canzone di Susannah

La canzone di Susannah” è il quinto e penultimo capitolo della saga di Stephen King, “La Torre nera“. Si tratta di un volume controverso, differente rispetto tutti gli altri della stessa serie. In questo caso le differenze non vanno rilevate a livello stilistico, ma quanto in quello narrativo.

Si tratta del libro con meno mordente rispetto agli altri, ma rappresenta un volume chiave se si intende capire la storia in tutto per tutto.

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