Perché le donne non capiscono i romanzi di J. R. R. Tolkien

Alle lettrici di Libri e Bit chiedo di concedermi qualche capoverso prima di linciarmi e prego invece i signori lettori di non cominciare a sogghignare soddisfatti, perché c’è un perché se le donne, apparentemente, non capiscono i romanzi di Tolkien.

Solitamente, quando nomino Il signore degli anelli o Lo hobbit in presenza di un uditorio femminile, vedo occhi sgranati e teste che si muovono in senso di diniego, a meno che non faccia vedere loro Aragorn, interpretato da Viggo Mortensen e allora per un attimo si riprendono. Oserei dire che talvolta l’espressione è di malcelato disprezzo. Sembrano rimproverarmi: non vorrai mica dirmi che leggi questa roba da ragazzini?

Il fantasy non solo non è considerato, da molti, vera letteratura, ma specialmente dalle donne è considerato astratto, complicato e, per farla breve, assolutamente inutile. Quando le esorto non dico a leggere il libro, ma almeno a guardare il film mi rispondono che ci hanno provato, ma erano stufe dopo dieci minuti e comunque con tutti quei nomi non ci capivano niente.

A questo punto entrano in ballo i maschietti. I rispettivi fidanzati o mariti cominciano a commentare con aria di sufficienza che fantasy e fantascienza non sono roba da ragazze e visto che signore e signorine non osano controbattere, per paura di essere trascinate a cinema a vedere un nuovo film del genere, questo luogo comune si perpetua.

Io ho respirato sin da bambina una certa atmosfera fantasy, visto che in casa giravano diverse collane di questo genere di narrativa nonché un’edizione in tre volumi de Il Signore degli anelli e una del Il Silmarillion. Perciò non ho mai avuto troppi problemi nell’orientarmi in mondi e storie che per le mie amiche non sono assolutamente plausibili.

A dire la verità sono sempre stata anche un po’ snob nei loro confronti perché ad un certo punto ho cominciato ad attribuire il loro inesistente interesse per Tolkien ad una notevole mancanza di fantasia. Questo almeno fino a ieri.

Dopo mesi ho deciso di riprendere in mano Tolkien, che la maternità mi aveva tenuto lontano per ben cinque anni, e ho trovato nella libreria di mio padre il volume postumo I figli di Hurin.

Ero decisamente fuori allenamento e dopo poche pagine mi sono resa conto che non ci stavo capendo niente. Ecco come si sentono tutte le altre, mi sono detta, quando per la prima volta mettono piede nell’universo tolkeniano. Si tratta dunque di allenarsi, di imparare un nuovo linguaggio.

Perciò ho deciso che mia figlia verrà istruita ben benino, in attesa che possa leggere Lo Hobbit a fumetti. Nel frattempo, sono grata a Licia Troisi che sta trascinando verso il mondo fantasy e inesorabilmente verso il grande Tolkien un bel gruppo di lettrici.

Photo Credits | Jacobbg

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