Uk e Usa in balia di un’editoria maschilista

Secondo gli ultimi dati stilati dalla Vida, un’organizzazione americana dedicata al settore artistico femminile, il mondo dell’editoria sarebbe un mondo prettamente maschilista e profondamente segnato da preferenze sessuali che metterebbero in ombra il lavoro delle donne, soprattutto durante la fase di promozione, recensione e sviluppo di un’opera d’arte, un processo lunghissimo e impegnativo.

La ricerca è stata pubblicata nella giornata di ieri sul quotidiano Guardian.co.uk che ha sottolineato come le maggiori riviste letterarie americane e inglesi spendano più tempo, denaro ed energie nella fase di promozione di un libro scritto da un autore piuttosto che un’opera scritta da un’autrice e le cose non migliorerebbero nemmeno nel settore della saggistica e delle review ufficiali, anche quelle governate dal settore maschile.

Un esempio? In Inghilterra la pubblicazione London Review of Books ha dedicato agli uomini, e solo nel 2010, ben 195 recensioni e materiali saggistici scritti dagli uomini rispetto alle 68 recensioni scritte dalla penna di saggiste donne. Una disparità questa che attacherebbe anche il mondo editoriale americano che vedrebbe ben l’83% delle pubblicazioni editate da uomini (per un totale di 306 recensioni) contro le 56 scritte da un pubblico femminile.

“I numeri non mentono – spiegano i ricercatori della Vida – alle donne non viene dato sufficiente spazio, ma le donne scrivono e moltissime donne leggono”. Secca la replica dei publisher “attaccati” dalla ricerca: “Pubblichiamo solo le recensioni dei libri migliori senza tenere conto in realtà del sesso dell’autore e lo stesso facciamo per i recensionisti dei testi che scegliamo. L’editoria è interessata alle storie, alla fiction e alla qualità della scrittura. Nient’altro”.

L’editoria è davvero immersa in un mondo maschile e lo stesso vale per le redazioni? Dando un’occhiata all’editoria italiana gli esempi di certo non mancano anche se il settore delle recensioni e delle revisioni letterarie può dirsi in piena salute. E voi cosa ne pensate?

[Photo Credits guardian.co.uk]

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