Recensione di Severina, di Rey Rosa Rodrigo

La presentazione del romanzo era così convincente che, in periodo di saldi e promozioni, mi è stato impossibile rinunciare all’acquisto del volume: Severina avrebbe potuto avere tutti gli ingredienti per una storia convincente, dal mistero alla passione per la letteratura e all’amore nato tra i due protagonisti. Eppure, nonostante ciò, il romanzo non ha suscitato in me particolari emozioni: i personaggi non risultano essere convincenti e la trama, soprattutto nel finale, assume la forma di una bozza, uno schema incompleto tracciato durante la prima stesura del romanzo e mai sviluppato.

Le prime pagine del romanzo colpiscono il lettore: il libraio e la ladra di libri, l’innamorato e la donna misteriosa catturano l’attenzione illudendoci e portandoci a creare immagini ed epiloghi che non avverranno: il finale non soddisfa il lettore e gli ingredienti, buoni, avrebbero potuto creare un risultato ben più invitante. Severina è un cesto di prodotti freschi e appetitosi che, per noncuranza o mancanza di fantasia dello chef, vengono serviti a tavola e non riscuotono l’atteso successo. L’epilogo? Un ospite, o lettore, che lascerà l’ambientazione gastronomica, o letteraria, con l’amaro in bocca.

 

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