Recensione de Il linguaggio segreto dei fiori, di Vanessa Diffenbaugh

Il romanzo dell’esordiente Vanessa Diffenbaugh è sicuramente uno dei libri più letti di quest’anno, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Il romanzo dell’esordiente ha stupito la critica che poche volte ha potuto apprezzare una trama così ben costruita dove l’intreccio amoroso viene condito da un sapere che colpisce il lettore e lo invoglia ad approfondire di più i contenuti che legge. In questo romanzo la protagonista, una giovane orfana dal nome Victoria, si apre al lettore lasciando intendere sentimenti ed emozioni che accenna a parole e che conferma con il linguaggio dei fiori che coltiva e che regala ai suoi interlocutori. Non tutti però parlano la sua stessa lingua e, mentre alcuni lasceranno la vita di Victoria senza voler veramente farne parte, altri si appassioneranno al suo magico dono, ossia quello di poter comunicare, attraverso steli e corolle, quello che Victoria e i suoi clienti non riescono a dire a voce.

Il dono della protagonista verrà notato da una fiorista, Renata, che la prenderà con sé e la tratterà come una figlia insegnandole finalmente ad amare. Dal suo rapporto con la donna verrà a galla, pagina dopo pagina, tutta la vita di Victoria, l’infanzia vissuta tra le numerose famiglie adottive e l’adolescenza con Elizabeth, l’unica donna che abbia mai davvero voluto prendere la piccola Victoria con sé. La protagonista, allergica all’amore e ai sentimenti, troverà finalmente l’amore ma la sua paura di essere abbandonata di nuovo la farà imboccare la vita sbagliata…

La storia, densa ed emozionante, e il profilo della protagonista, tracciato con una precisione che la rende reale nella sua magica unicità, sarà presto utilizzata come traccia per un film prodotto dalla 20th Century Fox che proverà a rendere sul grande schermo le emozioni della giovane Victoria. Riuscirà il cinema a rendere onore a un romanzo appassionante?

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