Quattro dopo mezzanotte, di Stephen King: recensione

Quattro dopo mezzanotte è una delle raccolte di racconti di Stephen King che più hanno lasciato perplessa colei che vi scrive. Sia dal punto di vista stilistico che da quello narrativo. Nonostante ciò, in questa recensione parliamo di uno dei libri di raccolta dello scrittore statunitense più apprezzati a livello globale, complice la trasposizione cinematografica di almeno due delle storie in esso contenute.

Si tratta di una serie di novelle molto particolari, che spaziano in maniera molto ampia nel campo dell’horror, nel quale l’autore spazia allegramente trovandosi a navigare nel suo mondo ideale come un pesce nel mare. È il King prima maniera, l’originale. Ma non per questo è il miglior King. Delle quattro storie contenute nella raccolta quella che salta agli occhi e non solo per la trasposizione sul piccolo schermo, è sicuramente “I Langolieri”. Sebbene infatti questa storia non abbia niente a che vedere con quel piccolo capolavoro stilistico di una successiva raccolta chiamata “La nebbia”, questo racconto è in grado di coinvolgere appieno anche un lettore non appassionato del re del brivido. Elementi per una buona storia ci sono tutti anche se classici: buco nero, problemi spaziotemporali, morti improvvise, finale non propriamente bello per tutti.

Soprattutto, Stephen King gioca bene su un fattore in questa storia, l’immedesimazione del lettore nei personaggi. Il ritmo non cala mai e questo è un altro punto suo favore. Delle altre storie contenute all’interno del libro, quella che forse rimane più impressa nella menteè “Finestra segreta, giardino segreto”, dalla quale è stato tratto un film per il quale si scelse come protagonista Johnny Deep.

“Il poliziotto della biblioteca” ed “Il fotocane” si trovano senza dubbio sotto il livello base dello scrittore, che avrebbe potuto pubblicare la raccolta senza inserire queste due storie. Esse difficilmente brillano per inventiva e stile, anche se l’ultima  raccoglie un pizzico di credibilità in più perché una sorta di preludio ad uno dei successivi romanzi dello scrittore , “Cose preziose”.

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