Mucchio d’ossa di Stephen King: recensione

Mucchio di ossa è quello che io amo definire uno dei libri atipici di Stephen King. Perchè permeato come sempre dalla sua solita aura di mistero e sovrannaturale, ma contemporaneamente e soprattutto una storia di amore. E quando Il Re parla di sentimenti, beh si può star sicuri che il libro non sarà mai deludente. Ed è proprio quello che succede in questo caso. Si tratta di una particolarità di questo scrittore della quale molto probabilmente non è cosciente nemmeno lui stesso.

Come anticipatovi essenzialmente è l’amore a capo di tutto, sia degli elementi positivi che negativi dell’intera storia. Anche Sarah, la “cattiva” della situazione, il fantasma che tona da un passato remoto e doloroso, lo fa per vendicare non tanto lei e la sua orrenda fine, ma la terribile morte del figlio.

Una vendetta che si estende per generazioni e che nonostante il dolore che provoca ai protagonisti, non riesce a farti provare antipatia per questa donna, sebbene la salvaguardia di Mike, Mattie e Kira siano il punto fisso sul quale lo scrittore riesce  a farti focalizzare fin dalla loro comparsa nell’intreccio.

Una delle peculiarità di Mucchi0 d’ossa, almeno vista dal punto di vista di una fan come sono io, è quella di poter essere ricollegabile, per contenuto ed indizi alla saga della Torre Nera.  E’ infatti molto semplice, nel riconoscere nel luogo in cui Roland ed Eddie tornano al loro tempo per raggiungere Susannah, una gemella nel Mondo Cardine della casa protagonista della nostra attuale storia, un luogo dove presente e passato si intrecciano e dove forze indescrivibili aiutano e tramano contemporaneamente in una lotta incessante tra bene ed il male.

Dal punto di vista stilistico, si tratta di uno dei libri di King considerati ineccepibili se si vuole parlare di scorrevolezza ed efficacia dei dialoghi: il libro corre fluido come un ruscello, senza mai essere  noioso o lento.

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