Pet Sematary, di Stephen King

Pet Sematary è in assoluto, e lo dico senza vergognarmene, il libro più spaventoso da me mai letto tra quelli scritti da Stephen King. E la mia passione vuole che io abbia almeno il 95% (se non di più) dei suoi libri editi in Italia. E’ uno dei pochi libri che penso di aver letto solamente un paio di volte tra i tanti che posseggo e che tuttora guardo con circospezione quando me lo trovo davanti sugli scaffali della mia libreria.

Mi son sempre chiesta cosa trovo di tanto pauroso: e mi son risposta che essenzialmente si tratta del cambio di comportamento dell’animale domestico in seguito al viaggio nel cimitero degli animali. In altri momenti mi son detta che forse tutto dipende dalla tensione che la narrazione man mano crea, basandosi sul comportamento dei personaggi.

Un particolare che mi ha sempre colpito di questa storia perché essenzialmente veritiero, a mio vedere, di come si svolgono le relazioni umane nel mondo reale e quindi in grado di connotare la storia in un contesto da me condivisibile.  Eppure si tratta, per ammissione stessa dello scrittore di una storia che riguarda la rivisitazione di concetti espressi da libri a lui graditi. Dalla serie: e se il protagonista non avesse capito di doversi fermare?

Tutto il libro si impernia su tale concetto. Il problema del nostro protagonista è proprio il non riuscire a capire in quale momento mettere fine alla sua smania di “rivolere indietro” i proprio cari. Perché sebbene possa “andar bene” il riavere un animale che odora di morte e che appare un po’ più “cattivo” rispetto al suo normale, di certo non è accettabile avere un figlio in questo modo.

Louis infatti grazie al cimitero degli animali riporta in vita anche il suo piccolo, morto per un incidente, scatenando tutta una serie di eventi che si concluderanno con la morte non solo dei suoi vicini ed amici ma anche della moglie che indovinate un po’…. Tornerà indietro.

Lascia un commento