E’ morto Robert Hughes

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E’ morto, all’età di 74 anni, Robert Hughes. Lo scrittore australiano è venuto a mancare in seguito ad una grave e lunga malattia. Molti lo ricordano per essere stato uno dei più famosi critici d’arte del mondo. Ma ancora più persone continueranno ad ammirarlo per essere stato una penna senza peli sulla lingua, un autore che non ha mai avuto paura di dire la sua.

Era una persona sagace, dalla battuta pronta ma soprattutto dalle sentenze fulminanti. Era un uomo che approcciava l’arte e il contesto con una velocità ed una schiettezza inauditi. Un personaggio amo/odio: o lo si apprezza per quello che è, o lo si detesta con tutte le forze. E l’arte vista dal suo occhio critico è uno spettacolo a se stante, che merita di essere visto anche se la passione non c’è. I suoi scritti sono la diretta emanazione di un comportamento e di un approccio alla vita ed alla professione decisamente non imbalsamato. Come non ricordare “La cultura del piagnisteo”, libro pubblicato nel 1993? E’ stato praticamente il capostipite di quel filone letterario che attualmente vive di forte successo, quello che riflette sul declino degli Stati Uniti e sul suo impatto nel mondo.

Robert Hughes è un autore che, diciamocela tutta e senza remore, si è sempre scagliato contro il “politicamente corretto”. Non si è mai posto il problema di filtrare, nemmeno in parte, il suo pensiero. Questo perché la correttezza secondo lo scrittore era come la sostanza utilizzata per tagliare la droga: fa in modo tale che la stessa viene maggiormente accettata dal corpo.  Ecco che schermando i pensieri, allo stesso modo si rischiava di accontentarsi di uno stato sociale e politico non soddisfacente. Lo ripetiamo: lo scrittore da questo punto di vista era senza misure. Ed è stato giusto così.

La sua assenza si farà sentire, e non poco.

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