Stephen King si complimenta con J.K. Rowling per lo pseudonimo

Stephen King complimenta J.k. Rowling pseudonimo

Stephen King si è complimentato con J.K. Rowling. Il motivo? La scelta di scrivere sotto pseudonimo mantenendo l’anonimato sulla sua vera identità. Una scelta intrapresa da pochi autori e solo sotto specifiche circostanze. Anche il Re in passato ha scritto diversi romanzi sotto un nome differente.

Non stupisce quindi che abbia deciso di complimentarsi con l’autrice di Harry Potter per questo suo gesto. Stephen King scrisse diversi romanzi sotto lo pseudonimo di Richard Bachman, storie sulle quali è apparso decisamente più “sperimentatore” rispetto a quelle formate con il suo vero nome. Dove il vero mostro nella maggior parte dei casi non era un essere soprannaturale, ma quasi sempre l’uomo in una sua particolare sfumatura e contesto, fattore in qualche modo ancora più spaventoso. Il migliore tra questi? A nostro parere un ex equo tra “La lunga marcia” e “L’occhio del male“, sicuramente. Ma torniamo alla notizia.  Ovviamente prima di prendere questa decisione e scrivere “The Cuckoo’s Calling” come  Robert Galbraith, J.K. Rowling non si è consultata né con King né con altri scrittori, ma se lo avesse fatto, l’autore americano le avrebbe detto:

E’ impossibile mantenere il segreto a lungo.  Sono stato smascherato come Bachman da qualcuno che ha riconosciuto il mio stile e in questa epoca caratterizzata da internet, venire scoperto è molto più facile. Jo è però dannatamente nel giusto a proposito di una cosa: è davvero piacevole, una vera benedizione scrivere nell’anonimato, giusto per la gioia di farlo. Ora che lo so non vedo l’ora di leggere il suo libro.

Ed in effetti è più che comprensibile la posizione dell’autrice inglese. Soprattutto per ciò che concerne la parte critica del suo lavoro. Continuiamo infatti a pensare che i critici non sarebbero stati così favorevoli al suo lavoro se fosse uscito con il suo vero nome. “Il seggio vacante” ne è stata una riprova abbastanza valida, nonostante non fosse la “tragedia” che la maggior parte dei critici paventavano, anzi.

Photo Credit | Getty Images

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