Meglio il libro: Il deserto dei tartari di Dino Buzzati

Chi si ricorda Il deserto dei tartari di Dino Buzzati? Chi, soprattutto, è riuscito a leggerlo fino in fondo senza svenire? Scommetto che giace abbandonato nelle librerie di molti di voi lettori e che ancora adesso lo sbirciate di quando in quando, chiedendovi se avrete mai il coraggio di riprenderlo in mano.

Facciamo allora un rapido riassunto per chi non conosce il libro e per chi vuole rinfrescarsi la memoria. Il tenente Giovanni Drogo, poco più che ventenne, viene mandato alla Fortezza Bastiani, che presidia i confini settentrionali del regno. Dinanzi alla fortezza si staglia, appunto, il deserto dei tartari.

L’intera guarnigione, che vive nella fortezza, lontanissima dal mondo abitato, si prepara costantemente ad una eventuale nuova invasione, malgrado non vi siano più nemici da tempo immemore. Giovanni Drogo si ritrova perciò come prigioniero, sospeso nel tempo.

Una doppia sospensione, dovuta da una parte all’ansia per un attacco sempre meno probabile, dall’altra alla sua stessa incapacità di uscire da questa sorta di dimensione parallela per riprendere in mano la propria vita.

Dal romanzo di Buzzati, del 1940, venne tratto un omonimo film nel 1976, con nel cast alcuni tra i più bravi attori italiani e internazionali. Per citarne solo alcuni: Vittorio Gassman; Giuliano Gemma; Philippe Noiret; Jacques Perrin nel ruolo principale; Fernando Rey; Jean-Louis Trintignant; Max Von Sydow; Giuseppe Pambieri.

Non era facile riuscire a trarre un film da una storia incentrata soprattutto sul tempo, sulla sospensione, quasi, dell’esistenza, dei sogni, dei progetti, sulle paure e la conflittualità generata dall’ansia e da queste paure. Il risultato, preso in sé, è valido.

Allora, perché “meglio il libro“? Perché il film sposta inevitabilmente la nostra attenzione dal significato della storia di Drogo alla storia della guarnigione. I volti conosciuti degli attori, i dettagli delle manovre, della scenografia, spostano all’esterno un’azione che invece è tutta interiore.

Quando leggiamo Il deserto dei tartari dobbiamo avvertire la lentezza, la pesantezza, la sensazione che il tempo stia passando inutilmente. Passato il primo iniziale smarrimento e la voglia di lasciare il libro, ne abbiamo comunque tutto il diritto, ci resta fortissima l’impressione che anche noi, più volte nella nostra esistenza, siamo come il tenente Drogo. Lo capiamo e capendolo, se siamo fortunati, possiamo decidere almeno per noi in modo diverso.

Dino Buzzati
Il deserto dei tartari
Pagine: 204
Prezzo: € 8,40
Isbn: 978880449295
Mondadori

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