Inferno, di Dan Brown: recensione

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Leggere “Inferno“, di Dan Brown è stata per me un’esperienza particolare. Nata e cresciuta più che altro per dare a voi lettori la possibilità di confrontarvi con noi, essendo personalmente non riuscita ad andare oltre le prime 10 pagine de “Il codice da Vinci”. Consideratemi quindi una neofita dell’autore e lasciatemi dire che è stato meno traumatico di ciò che pensavo.

Ai tempi nei quali provai a leggere il primo best seller di Dan Brown provai un particolare fastidio nella lettura, creato dal ritmo e dallo stile del libro. Non riuscii a continuare. Sarà una maggiore maturità a spingermi, ma in questo caso devo dire che non mi è dispiaciuto poi tanto, sotto ogni profilo. Complice anche il fatto che il protagonista in qualche modo è il nostro caro e vecchio Dante Alighieri: provo una passione atavica per qualsiasi cosa che lo riguardi, me ne sto rendendo conto. Per ciò che concerne la trama, è vero, devo dar retta a chi ha letto questo libro prima di me, forse è un tantino scontata, ma in qualche modo anche rassicurante per questo. Alcuni enigmi proposti dallo scrittore nel corso della narrazione hanno sinceramente lasciato il tempo che trovavano, ma altri sono stati capaci di dare mordente alla narrazione generale e questo deve essere considerato un merito.

Non si tratta di buonismo, ricordate che non vado particolarmente matta per questo autore. Ma ha fatto un buon lavoro con Inferno, che sebbene poteva essere migliore sotto alcuni aspetti, ha in molti punti dato al lettore ciò che cercava con la sua lettura: attesa, emozione e ragionamento. E’ questo il fulcro del successo di Dan Brown: a prescindere dalla trama ti porta o tenta di portarti a ragionamenti più o meno accettabili e non sono molte le opere che ci riescono. Molto bella, inutile dirlo, l’ambientazione. Se posso dire ciò che penso liberamente, con molta probabilità alcuni “ferventi” fan di Brown non gradiranno un’opera apparentemente “dimessa” come questa.

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