Il compagno Don Camillo, di Giovanni Guareschi

Giovanni Guareschi è uno scrittore a me tanto caro per le sue opere quanto avulso per le sue idee. La dimostrazione è nella passione smisurata che ho nei confronti delle sue opere riguardanti la lotta amichevole tra i due suoi personaggi più cari: il sacerdote ed il sindaco di Bresciello. E “Il compagno Don Camillo” rientra a pieno titolo nel alveo dei miei libri preferiti. Sarà che grazie a dei genitori oculati son cresciuta con le loro avventure. Ma non esiste nulla di più comico per me, dei libri di questo scrittore.

Ne posseggo copie più nuove ed altre più vecchie appartenenti addirittura ai miei nonni, la cui carta ha un particolare odore, e la rilegatura in nylon ha ormai ceduto, ma non mi stanco mai di rileggere le avventure di Don Camillo. Ed in particolare questa nell’URSS sovietico, dove anche un film ben congegnato ha contribuito a rinfocolare la mia passione letteraria. La storia, sebbene si svolga in trasferta rispetto al paesino della pianura padana, mantiene quei suoi tratti caratteristici che hanno da sempre caratterizzato le opere “don camilliane” di Giovanni Guareschi.

Come sempre la contrapposizione è tra il sindaco Peppone ed il parroco Don Camillo. Solo che in questo caso, parlando di una storia “unica” in quanto ad effettivo svolgimento, sono molti i caratteri aggiunti dell’intreccio che portano ancora una volta chi legge a rendersi conto di come alla fine, poco importi l’ideologia di fondo (di qualsiasi tipo essa sia): tutti quanti si finisce per agire con il cuore. Pensiamo al compagno Scamoggia, vero sciupafemmine, che in terra russa trova l’amore. Od a quello che va a visitare la tomba perduta del fratello morto nella campagna di Russia.

Come sempre pregi e difetti squisitamente italiani sono raccontati con leggerezza ma al contempo con precisione e con l’intento di una analisi seria ma bonaria.

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