Eugenio Montale scelto per analisi del testo della Maturità 2012

eugenio montale analisi testo maturità 2012Oggi circa 500mila ragazzi affrontano la prima prova dell’esame di maturità. L’analisi del testo, quest’anno, riguarda un autore italiano di caratura, spesso gettonato e non sempre ben accetto dai ragazzi in età scolastica: Eugenio Montale. Autore di poesia e prosa, fine scrittore. Un vero artista della parola. Ma perché rimane spesso avulso al gusto dei giovani studenti?

Personalmente, pur amando la poesia e la buona scrittura, faccio parte di coloro che lo hanno drasticamente combattuto con tutti i mezzi, sebbene studiato forzatamente. Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo rientravano decisamente di più, insieme ad Ugo Foscolo nelle mie corde.  Non voglio azzardarmi a dire di averlo trovato noioso, ma certamente non adatto alla mia idea di poesia.

Ciò non toglie, ovviamente, che rimanga essere uno dei nostri autori contemporanei più famosi e apprezzati, anche all’estero.  Premio Nobel per la letteratura nel 1975 fu anche un ottimo giornalista. “Ossi di seppia” , del 1925 è forse la sua opera più conosciuta e studiata. La particolarità di Eugenio Montale è senza dubbio legata, a livello artistico, dalla formazione da autodidatta in materia letteraria. Gli studi classici in giovinezza gli furono preclusi a causa di un’infanzia caratterizzata da precarie condizioni di salute.

Come ogni studente che oggi si sta destreggiando tra le tracce del tema, Montale studiò Dante, Petrarca, Boccaccio e Gabriele D’Annunzio. Spesso e volentieri si tende a dimenticare come un grande autore sia prima di tutto un uomo normale. Per questa prova (Montale fu già scelto nel 2004 e nel 2008) il ministero ha deciso di proporre agli studenti  il testo  “Ammazzare il tempo“, tratto da “Auto da Fé. Cronache in due tempi” del 1966 ed una delle vere ultime opere dello scrittore.

Ecco un estratto del il testo della prova di oggi.

Non penso all’automazione, che ridurrà sempre più le ore dedicate al lavoro. Può darsi che quando la settimana lavorativa sarà scesa da cinque a quattro o a tre si finisca per dare il bando alle macchine attualmente impiegate per sostituire l’uomo. Può darsi che allora si inventino nuovi tipi di lavoro inutile per non lasciare sul lastrico milioni o miliardi di disoccupati; ma si tratterà pur sempre di un lavoro che lascerà un ampio margine di ore libere, di ore in cui non si potrà eludere lo spettro del tempo. Perchè si lavora? Certo per produrre cose e servizi utili alla società umana, ma anche e sopratutto, per accrescere i bisogni dell’uomo, cioè per ridurre al minimo le ore in cui è più facile che si presenti a noi questo odiato fantasma del tempo. Accrescendo i bisogni inutili si tiene l’uomo occupato anche quando egli suppone di essere libero.

Passare il tempo dinanzi al video o assistendo a una partita di calcio non è veramente un ozio, è uno svago, ossia un modo di divagare dal pericoloso mostro, di allontanarsene. Ammazzare il tempo non si può senza riempirlo di occupazioni che colmino quel vuoto e poiché pochi sono gli uomini capaci di guardare con fermo ciglio in quel vuoto, ecco la necessità sociale di fare qualcosa, anche se questo qualcosa serve appena ad anestetizzare la vaga apprensione che quel vuoto si ripresenti in noi.

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