eBook, app e tablet per la scuola di domani

Non lasciatevi impressionare dalla lingua inglese, divertitevi piuttosto a vedere come funziona questa importante app che “parla” del sistema solare. Presto i nostri figli potrebbero usare abitualmente un tablet a scuola o a casa, per studiare e approfondire le diverse materie. I tablet potrebbero addirittura prendere il posto dei pesantissimi libri di testo.

Sono arrivata a questo video tramite un interessante articolo di Claudia Ingrassia su ninjamarketing a proposito dell’apporto che eBooks, app e tablet possono dare alla scuola, agli strumenti di formazione e alla formazione stessa.

In effetti, il passaggio è stato velocissimo: prima abbiamo pensato ad un eReader come sostituto ideale dei testi scolastici, per la sua leggerezza e praticità; poi ci siamo lasciati sorprendere dalle favole ridisegnate e ripensate per iPad.

Ora ci ritroviamo a parlare di come unendo eBook e app sia possibile ideare strumenti di studio e di lavoro multimediali. Penso agli studi liceali di geografia astronomica, di quando la trovassi da una lato noiosa (per via delle spiegazioni della prof.), dall’altro affascinante. Un’app come quella del video mi avrebbe conquistata, sarebbe arrivata lì dove non arrivava il docente.

Che dire poi del mondo greco e latino? Studiarli con simili applicazioni significherebbe: leggere il testo, linkare ai dati necessari, entrare nelle ricostruzioni 3D, magari parlare con gli autori più famosi, vedere come vivevano, come scrivevano. Il coinvolgimento diretto aumenta in modo esponenziale la possibilità di apprendere, rispetto ad una modalità classica di insegnamento (d’accordo non classica, diciamo statica).

Certo, i nuovi strumenti a nostra disposizione costringeranno a riformulare le valutazioni scolastiche. Non sarà possibile applicare i precedenti metodi una volta che gli studenti e i docenti saranno alle prese con queste novità. La capacità di condividere, ad esempio, sarà considerata positiva e non si controllerà più chi ha copiato e chi no (semplificando la questione).

Quali e quanti spiragli si aprono poi per i docenti, abituati a fotocopiare e distribuire testi interessanti o a scrivere le proprie dispense? Con queste applicazioni potrebbero realizzarle e metterle immediatamente a disposizione degli studenti, magari dando loro l’opportunità di interagire.

Temo, però, che l’ostacolo maggiore che incontrerà la diffusione di questi strumenti non sarà, semplicemente, l’avversione delle menti classiche per la tecnologia o il timore che i tablet possano sostituire la carta stampata.

Temo che la vera rivoluzione e le vere resistenze che queste nuove applicazioni potrebbero generare abbiano a che fare con la capacità dei docenti di mettersi in discussione e di concepire la relazione educativa con un laboratorio/relazione costante, in cui anche chi insegna impara e scende dunque da un presunto piedistallo.

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