I diritti del lettore di Pennac. Sesto, il diritto al bovarismo

E’ questo, a grandi linee, il “bovarismo”, la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazioni:
l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza,
l’dentificazione che diventa totale e il cervello che prende (momentanemente)
le lucciole del quotidiano per le lanterne dell’universo romanzesco…
E’ il nostro primo stato di lettori.

Il diritto al bovarismo, rispetto agli altri nove diritti del lettore, ha un suono leggermente perverso e in qualche modo, per chi non ama la lettura né qualsiasi altra forma di narrazione, riguarda effettivamente un fenomeno di una certa pericolosità che tutti noi lettori accaniti conosciamo.

Si tratta, per usare una parola semplice ma che non definisce in modo preciso il fenomeno, di immedesimazione. In pratica, se siete amanti di novelle romantiche, come lo fu disgraziatamente Emma Bovary, dopo un po’ comincerete a vivere in una sorta di atmosfera romantica ventiquattro ore su ventiquattro.

Se invece amate il fantasy, allora sarete sempre impegnati in epiche battaglie, tentando di far vincere il bene sul male. Gli amanti dei gialli, poi, diventano investigatori all’opera persino quando sono in ufficio o mentre fanno la spesa. Il lettore malato di bovarismo è una sorta di Zelig che si immedesima nei suoi eroi, che vive in mondi altri e che dopo un po’ legge la realtà circostante attraverso quella letteraria.

Non so se vi sia mai capitato di sussultare quando qualcuno vi chiama mentre state leggendo. A me succede continuamente perché riesco ad astrarmi abbastanza facilmente e per un attimo è come se il vero mondo fosse quello in cui mi trovavo fino ad un attimo prima.

I danni generati dal bovarismo possono essere rilevanti se non si è dotati di un certo equilibrio: si finisce un po’ scollati dalla realtà, presi da una sorta di donchisciottismo sentimentale o fantastico.

Le persone affette da simile patologia si riconoscono piuttosto facilmente. L’altra sera ero in pizzeria con un gruppo di amici e mentre la sottoscritta conversava con un altro lettore accanito, il tempo scorreva veloce, la pizza si raffreddava, la perplessità nello sguardo degli altri aumentava.

Potremmo persino azzardarci a dire che un lettore è un vero lettore solo se prima o poi sperimenta gli effetti del bovarismo. Chi legge senza essere in qualche modo trasfigurato dalla lettura, forse non ha letto davvero, forse si è difeso troppo. Voi lettori di Libri e bit che ne pensate? Mai stati malati?

Photo Credits | Global X

1 commento su “I diritti del lettore di Pennac. Sesto, il diritto al bovarismo”

Lascia un commento