Esprimiamo tutto il nostro essere dei lettori voraci facendoci una domanda molto semplice ma dalla risposta terribilmente complicata: come deve essere il libro perfetto? Attenzione, ci si muove nel mondo delle ipotesi… ma si può arrivare a creare mentalmente una sorta di libro ideale. Sarei molto curiosa di conoscere i vostri standard.
come un romanzo
I diritti del lettore di Pennac. Decimo, il diritto di tacere
Eccoci arrivati al diritto di tacere ovvero l’ultimo dei diritti del lettore elencati da Pennac nel suo libro Come un romanzo. Rivediamoli velocemente insieme: Il diritto di non leggere; Il diritto di saltare le pagine (meglio che lasciar perdere un libro per noia); Il diritto di non finire un libro (se non mi piace non mi posso far del male); Il diritto di rileggere (per gioire all’infinito); Il diritto di leggere qualsiasi cosa (dal rosa allo splatter); Il diritto al bovarismo (perdiamoci ogni tanto, lasciamoci suggestionare); Il diritto di leggere ovunque (dalla tazza del water alla metropolitana); Il diritto di spizzicare (non ho tempo, due pagine e via); Il diritto di leggere a voce alta (dare corpo ai personaggi, alle paure, alla felicità).
Infine, il diritto di tacere. E’ un diritto di cui vorrebbero godere più spesso studenti a adolescenti, costretti a dare il loro parere, a commentare ogni poesia, novella o romanzo sui cui mettono gli occhi. Il punto è che, in realtà, molti professori e genitori non vogliono neanche sapere davvero cosa il ragazzo incriminato pensa dell’opera, ma se ha davvero capito cosa dovrebbe pensarne.
Ai tempi del liceo, avevamo afferrato subito il punto, tra compagni di classe. Così, ogni volta che ci veniva richiesto un parere, cercavamo di rielaborare il punto di vista di un critico famoso, aggiungendo doverosa citazione virgolettata e dichiarandoci d’accordo con esso. La prof andava in sollucchero e noi anche visto il bel voto.
Mi stupisce sempre come molti di noi si portino dietro le forzature dei tempi del liceo. Così, anche tra adulti, ci ritroviamo a voler dimostrare che abbiamo letto bene il testo, che sappiamo andare da una pagina all’altra a caccia del brano più significativo, che sappiamo esprimere un parere arguto che ha colto bene le intenzioni dell’autore, sia quelle dichiarate che nascoste.
Il silenzio, però, fa bene alla lettura. Chiudere l’ultima pagina del libro, magari prima di dormire, e starsene lì a ricevere tutte le suggestioni che lo scrittore e la nostra stessa fantasia hanno creato, lasciare che i pensieri e i commenti emergano casuali, senza nessuno pronto a giudicarci. Un buon libro va lasciato sedimentare, perché possa poi diventare realmente parte della nostra vita.
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I diritti del lettore di Pennac. Ottavo, il diritto di spizzicare
Il diritto di spizzicare l’ho sempre fatto mio insieme al diritto di leggere ovunque. Quando ero bambina, passavo ore intere, non scherzo, a spulciare la libreria dei miei che si avvicinava, tra libri e fumetti, al migliaio di volumi.
Ancora adesso, sia in libreria che in biblioteca, per non parlare dei libri che ho a casa, ho l’abitudine di aprire i romanzi a caso, dare una sbirciatina, leggere qualche pagina e poi rimetterli lì. Ci sono volumi di cui credo di aver letto le prime tre pagine decine di volte, senza andare mai avanti.
Non sono ancora arrivata alla paranoia di Harry del film Harry ti presento Sally, che leggeva subito l’ultima pagina nel caso fosse morto prima di finire il libro. Anche quello, in fondo, è però un diritto del lettore. Un lettore magari non troppo normale, ma pur sempre un lettore.
I diritti del lettore di Pennac. Settimo, il diritto di leggere ovunque
Eccoci al diritto del lettore che tutti noi riconosciamo in maniera istintitiva: il diritto di leggere ovunque. Devo dire che come lettrice l’ho fatto davvero nei posti più impensati e non parlo della toilette, perché per noi lettori è praticamente il più ovvio.
Ricordo un amico che si era fatto costruire una mini libreria su misura e l’aveva collocata esattamente di fronte al water e non è che godesse di ampi spazi nel suo appartamento. Però ho sempre invidiato quella piccola striscia di muro tutta sua a disposizione.
A proposito, sapevate che esiste un eBook pensato per simili occasioni? L’ho trovato nel catalogo della Graphe.it, il cui editore ho intervistato giusto qualche giorno fa. Si chiama LiberaMente e raccoglie le opere di un concorso per scritti da sala da bagno. Andiamo oltre, però, verso luoghi più romantici.
I diritti del lettore di Pennac. Sesto, il diritto al bovarismo
E’ questo, a grandi linee, il “bovarismo”, la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazioni:
l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza,
l’dentificazione che diventa totale e il cervello che prende (momentanemente)
le lucciole del quotidiano per le lanterne dell’universo romanzesco…
E’ il nostro primo stato di lettori.
Il diritto al bovarismo, rispetto agli altri nove diritti del lettore, ha un suono leggermente perverso e in qualche modo, per chi non ama la lettura né qualsiasi altra forma di narrazione, riguarda effettivamente un fenomeno di una certa pericolosità che tutti noi lettori accaniti conosciamo.
Si tratta, per usare una parola semplice ma che non definisce in modo preciso il fenomeno, di immedesimazione. In pratica, se siete amanti di novelle romantiche, come lo fu disgraziatamente Emma Bovary, dopo un po’ comincerete a vivere in una sorta di atmosfera romantica ventiquattro ore su ventiquattro.
I diritti del lettore di Pennac. Quinto, il diritto di leggere qualsiasi cosa
Con il diritto di leggere qualsiasi cosa siamo quasi a metà strada dell’elenco dei diritti imprescrittibili del lettore che Pennac ha redatto in Come un romanzo. Questo diritto, che per molti è un’ovvietà, è stato invece per me il più difficile da digerire visto che non ho mai potuto leggere quello che volevo.
Negli ambienti che ho sempre frequentato, scolastici, familiari, nella cerchia degli amici, c’è sempre stata una sottile distinzione tra chi legge libri alti e chi robetta.
In pratica, se all’epoca mi fossi presentata con I love shopping sotto il braccio molti avrebbero storto il naso. Sembrava che la letteratura potesse dirsi tale solo se “alta”. E oggi?
I diritti del lettore di Pennac. Quarto, il diritto di rileggere
I genitori lo sanno: rileggere o far rileggere sempre la stessa fiaba è una prerogativa dei bambini. Assaporano la narrazione, ne memorizzano ogni dettaglio, assorbono la storia sino a farla propria e poi, quando il libro ha dato tutto ciò che poteva, lo abbandonano per passare ad un altro.
Rispetto ai precedenti tre diritti, quello di non leggere, di saltare le pagine e di non finire il libro, il diritto di rileggere è forse il più romantico, un vero e proprio atto d’amore verso un romanzo che abbiamo amato o che crediamo possa regalarci qualcosa di nuovo ad ogni incontro.
Gli amanti della poesia sanno meglio di me quanto la ripetizione, lungi dall’essere noiosa, sia invece sempre portatrice di novità. Con un romanzo, certo, è più difficile entrare in una specie di nirvana del lettore, però è anche vero che la simbiosi, chiamiamola così, dura più a lungo. Anche io leggo e rileggo alcuni romanzi.
I diritti del lettore di Pennac. Terzo, il diritto di non finire un libro
Dopo il diritto di non leggere e quello di saltare le pagine, siamo al terzo diritto ossia il diritto di non finire un libro. È il diritto più difficile da esercitare perché da studenti (o da ex studenti ormai), sappiamo benissimo che possiamo essere interrogati sull’ultima nota dell’ultima pagina.
Da aspiranti scrittori, invece, per quanto critici possiamo essere, ci sembra poco gentile nei confronti di un collega che ha lavorato tanto lasciarlo lì nel bel mezzo della sua espressa creatività, anche se espressa male.
Immagino che anche nelle vostre case, nelle vostre librerie e sui vostri comodini ci siano romanzi o saggi abbandonati sin dalle prime pagine, perché noiosi, o nel bel mezzo dell’opera perché vi sembrava che non approdasse a niente. Non solo.
I diritti del lettore di Pennac. Secondo, il diritto di saltare le pagine
Quali sono i diritti del lettore? Seguendo le indicazioni di Pennac in Come un romanzo, stiamo facendo un viaggio nei diritti imprescrittibili del lettore. Ieri ci siamo soffermati sul primo ovvero il diritto di non leggere.
Oggi analizziamo il secondo ovvero il diritto di saltare le pagine. Ne avevo già parlato a proposito delle riduzioni dei grandi classici, specialmente se corposi, chiedendomi se fosse lecito o meno saltare descrizioni, elenchi, passi che apparentemente sembrano non aggiungere niente al significato del libro che stiamo leggendo.
Se appartenete al gruppo dei lettori ligi al dovere, sicuramente inorridirete dinanzi a questa pratica e devo ammettere che vi capisco, ero così anche io. Volete un esempio?
I diritti del lettore di Pennac. Primo, il diritto di non leggere.
Nel suo libro Come un romanzo, Daniel Pennac, autore francese noto principalmente per la saga della famiglia Malaussène, ci offre un’illuminante riflessione sulla lettura e sui lettori.
In realtà sembra non raccontarci niente di nuovo. Parlando dei nostri figli o dei nostri alunni, lui stesso è un professore, Pennac ci riporta indietro nel tempo a quando noi stessi abbiamo mosso i primi passi verso la lettura di un libro.
Quando, si chiede Pennac, la passione per la lettura è diventata un dovere, un’imposizione da cui rifuggire? Quando, dopo aver odiato i professori che ci costringevano all’analisi di ogni capitolo dei Promessi sposi, abbiamo deciso che sarebbe stata comunque una buona esperienza per i nostri figli?