Amy Winehouse: esce il libro “Fino alla morte”

Amy Winehouse è morta. La sua dipartita precoce, sebbene da alcuni pronosticata, non ha portato solo il vuoto nella sua famiglia e nei suoi fan ma ha dato via ad un fenomeno letterario sconvolgente: quella del libro lampo.  In quale altro modo definire  il libro scritto in meno di 48 ore dagli autori Episch Porzioni e Prince Greedy?

Il suo titolo “Fino alla morte” non poteva essere scelto più lapidario. E il volume, composto da interviste, trascrizioni e racconti, comprende una prefazione scritta da Tonino Carotone. Di certo non si tratta di una biografia che potrà dire ai suoi lettori particolari non conosciuti della cantante, visto che la sua morte, risalente solo allo scorso 23 luglio, non può contare nemmeno suo risultati finali dell’autopsia.

Questa la domanda che gli autori del libro si pongono:

Perché una ragazza che aveva il mondo a portata di mano, con alle spalle un’adolescenza tutto sommato normale e serena, ha iniziato a drogarsi fino ad arrivare alla morte?

Iniutile dire che è la domanda che molti si sono posti per morti altrettanto celebri come quelle di Jim Morrison, Bob Marley, Heath Ledger.  E che per forza di cose sono destinate a rimanere senza risposta. Una domanda e la conseguente riflessione possiamo farla noi al contrario. Come è possibile sfruttare in modo così bieco e assolutista in qualche modo, la morte di una persona e la conseguente attenzione che pone su di sé?

Le dinamiche editoriali sono quelle che sono, ed il ferro ( va riconosciuto) deve essere battuto finchè è caldo. Ma la composizione di un volume  del genere a meno di una settimana dalla sua morte e la sua messa in stampa, per quanto ottimale dal punto di vista del marketing (quale pubblicità migliore di quella data dalla notizia della morte ancora fresca di stampa), non è teoricamente auspicabile dal punto di vista letterario: dove sono il lavoro di indagine, la ricerca, la  narrazione stessa?

Non è una operazione un tantino esagerata?

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