La strada verso casa di Fabio Volo, recensione

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Io non ho un buon rapporto con gli scritti di Fabio Volo, inutile negarlo. Quindi già so che mi prenderò tutte le vostre critiche ed i vostri rimproveri. Ma devo dirlo comunque: a me “La strada verso casa”non è piaciuto moltissimo.

Nei confronti di Fabio Volo io sono estremamente combattuta da sempre. Mi piace in radio, lo apprezzo in tv, ma dal punto di vista letterario proprio non riesco a mandarlo giù. Credetemi, le opere mainstream le comprendo. Lo strizzare l’occhio a determinate tematiche con atteggiamenti più o meno simili lo capisco. Posso arrivare anche a non comprendere la mancanza di originalità per alcuni versi. Ma non c’è nulla da fare, per quanto possa provarci non è la sua scrittura qualcosa che mi lascia soddisfatta. Ed il motivo penso risieda nel fatto che ripongo idealmente molte aspettative nella sua prosa e puntualmente le stesse vengono disilluse.

Non si possono affrontare storie che meriterebbero una certa profondità con “leggerezza”. Metto il termine tra virgolette perché non voglio considerarlo leggero nel senso stretto della parola perché non lo è. Ma lo si trasforma nel parlare di un tema generazionale ancora una volta senza utilizzare gli strumenti che meglio si adatterebbero. Io ho questo dannato problema: stile e tema devono in qualche modo potere contare su una certa continuità tra loro, o essere uno fantastico rispetto all’altro per farmi vivere bene la lettura. E purtroppo Fabio Volo non ci riesce. Certo, lo fa con le migliaia di persone che normalmente lo seguono e lo apprezzano e questo va bene. A me continua a non convincere sebbene devo dire che la scelta dei personaggi questa volta non mi ha poi deluso come in altri casi.

Vi consiglio di leggerlo? Se dovessi dare retta solo al mio gusto personale la risposta sarebbe negativa, ma un po’ di questo autore in fin dei conti non si può negare a nessuno.

 

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