Se non si apprezza pienamente uno scrittore perché leggerne l’opera? Vi sono due motivazioni di base riscontrabili nel caso specifico di “Quando tutto inizia” di Fabio Volo: il fatto che l’autore sia molto noto ed il desiderio implicito di potersi ricredere per via dell’ammirazione per lo scrittore in altri contesti.
Il linguaggio semplice e lineare è forse l’unico pregio di un libro che ancora una volta non soddisfa. E fa rabbia pensarci perché con Fabio Volo si ha sempre l’impressione che seppure un po’ troppo naive magari la storia potrebbe crescere e svilupparsi adeguatamente: il problema è che questo non avviene mai. E’ come rimanere su un trampolino dopo aver preso una bella rincorsa ed essersi dati lo slancio: insomma la delusione è tanta. E qui non si parla di prosa scontata, perché ci sta tutto l’angolo scelto per raccontare “Quando tutto inizia”: il vero problema sono i personaggi protagonisti della nostra storia che mancano di complessità e profondità.
Il lettore necessita di identificarsi con i personaggi: se questo viene a mancare è la fine. Viene a mancare infatti quella connessione che farà apprezzare il libro o che per lo meno lo renderà accettabile se qualche macro difetto dovesse presentarsi. In questo caso viene da chiedersi: ma Fabio Volo ama fare lo scrittore o è solo un’altra attività che può portare soldi e basta?
Perché nel secondo caso una grande casa editrice come la Mondadori, che lo pubblica, dovrebbe dimenticare di chi si tratta e dare spazio a veri appassionati ed a storie buone da raccontare.