Presentazione di “Se Steve Jobs fosse nato a Napoli” di Antonio Menna

se steve jobs fosse nato a napoliTutto nacque da un post scritto dal giornalista Antonio Menna sulla morte di Steve Jobs. Qualche mese dopo ecco che “ Se Steve Jobs fosse nato a Napoli” arriva in libreria, pubblicato niente di meno che dalla Sperling & Kupfer. Il guru della Apple sosteneva che i giovani per raggiungere i propri sogni devono rimanere affamati e folli. Ma è sempre possibile tutto ciò?

Il libro parte da una riflessione effettuata sul suo blog personale dall’autore e racconta le vicende (ovviamente sfortunate) che due ragazzi napoletani senza un soldo debbono affrontare per tentare di trasformare in realtà il sogno di una vita. Quando ad ottobre Menna lasciò il suo contributo in rete le reazioni, grazie anche ad un forte passaparola su Facebook,  furono forti e crearono davvero tanto dibattito. Al punto di attirare l’attenzione non solo della stampa italiana ed estera, ma anche dell’editoria.

Il resto è storia: il post è divenuto libro ed è stato messo in vendita.

La storia di Stefano Lavori e Stefano Vozzini (Stefano Lavori, per chi non lo avesse capito è l’italianizzazione di Steve Jobs, n.d.r.) che per assemblare il computer dei loro sogni necessitano non solo di materia prima, ma di tanta e tanta burocrazia da espletare, è uno spaccato contemporaneo e fedele di ciò il nostro paese è e rappresenta.

I giovani, sebbene motivati, spesso si scontrano con la mancanza di idee e di possibilità date da un contesto ed una società troppo complicata e ristretta, soprattutto nei valori. E’ indubbio che sebbene la storia si svolga a Napoli, potrebbe svolgersi altrettanto facilmente in altre parti d’Italia, dove spesso i sogni dei giovani e le speranze nel futuro vengono completamente abbattute.

La scrittura dell’autore, molto simile in struttura ad una sceneggiatura, molto veloce ed immediata e soprattutto piena di dialoghi, porta sulla carta stampata quella che è l’immediatezza che solitamente raggiunge un post di blog. Un pizzico di ironia e la realisticità dei personaggi lasciano un sapore agrodolce in bocca, strappando ogni tanto qualche risata.

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