Recensione “Un karma pesante”

Eugenia è una donna speciale, una donna che nella sua quotidianità fatta di ciak cinematografici, famiglia e marito sembra ancora essere alla ricerca di qualcosa che le doni un’identità. Eugenia, una quarantenne realizzata nel lavoro, sente di non possedere l’amore e l’attenzione che merita. Immersa nei suoi ricordi, Eugenia cercherà di ritrovare se stessa negli anni dell’adolescenza e della crescita, anni che ha trascorso in giro per Londra, New York  e Milano senza però trovare qualcosa o qualcuno che le sia appartenuto davvero. Sposata a un uomo che la ama silenziosamente, Eugenia confronterà quell’amore maturo con le storie che ha vissuto in passato, relazioni che la vedevano sempre uguale all’uomo a cui era legata, fino a quando, con il matrimonio e la morte della madre, la donna si ritroverà a dover fare i conti con una vita caotica dove i rapporti, le relazioni e le persone devono trovare un senso e un’identità propria. Un karma pesante, quello appunto della protagonista, è l’ultimo libro di Daria Bignardi che racconta, con una narrazione cronologicamente slegata e una scrittura tagliente e assolutamente realista, la storia di una donna con la quale è facile confrontarsi.

La sua protagonista è infatti una donna che teme di non soddisfare le persone che ama, è una moglie che fugge dall’affetto del partner perché crede che lui non la consideri abbastanza, sceglie di essere una madre apprensiva perché non conosce altri modi per dimostrare il suo affetto, e per questo veste i panni di una figlia assente perché crede di non essere amata da chi l’ha messa al mondo. Anche per Eugenia però arriverà il momento del riscatto e la protagonista si renderà finalmente conto di avere davanti un mondo ancora inesplorato dove l’ansia del lavoro viene sostituita da qualche sorriso in più, da un’espressione serena e da un po’ di meritato riposo. Eugenia smetterà di sentirsi solo una precisa lavoratrice per riscoprirsi madre affettuosa e moglie amata.

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