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IL GRAN MARE DELL’ESSERE
Recensione al Libro segreto di Dante
di Matilde Perriera
Morfeo è lontano. Due giorni e due notti senza tregua, divorando le 277 pagine del LIBRO SEGRETO DI DANTE, in contatto invisibile con l’exul immeritus. La mente e il cuore navigano tra i 14.233 versi dell’illustre vate, florentini Natione non moribus” (F. Fioretti, Il libro segreto di Dante, 2011, nona edizione, giugno 2011, I-IX, Pag.96), che, “sensibilissimo babyboomer” (Intervista a F. Fioretti, Newton Compton news, 8/5/2011), si era prefisso, con la sua opera, di “removère viventes in hac vita de statu miseriae et perducere ad statum felicitatis” (Il libro segreto, Pag.105), di redimere il mondo cristiano, allontanarlo dalla “selva oscura” e spingerlo all’itinerarium mentis ad Deum in virtù della sua “raffinata dialettica, infallibile, quando era sostenuta dalla passione” (Il libro segreto, Pag.78). Francesco Fioretti, soffermandosi sulla funzione del poeta-guida nella “città dolente” tra la “perduta gente” (Dante, Inf. III, vv. 1 e 3), si muove benissimo tra le varie trasfigurazioni storico-letterarie del poema, “crociata combattuta in Europa con la forza della parola” (Il libro segreto, Pag.83) e richiama in vita il Pellegrino dell’oltretomba, “la cui energia spirituale sembra alimentata da un fuoco divino” (F. Fioretti, ibidem, Pag.84), l’uomo che ha lasciato un’impronta tanto determinante che, dopo di lui, “il mondo non sarebbe stato più lo stesso” (Il libro segreto,, Pag.31). L’autorevole penna, metonimia di un più che esperto conoscitore della “divina” parenesi atemporale, ha trasformato la sua passione in lavoro di ricerca presso l’Università di Eichstätt in Germania e, da questa applicazione incessante, “in seguito alla scoperta casuale di un singolare mistero numerologico che permette di interpretare il significato di alcuni passi della Divina Commedia molto discussi dalla critica” (Intervista a F. Fioretti, Ibidem), nel 2007, è nata l’idea del romanzo, pubblicato per la prima volta il 12/5/2011 da Newton & Compton. Le pagine del LIBRO SEGRETO parlano del cuore di Dante che, pur lontanissimo dai gusti e dalle concezioni di vita dell’età contemporanea, trasmette al lettore fermenti umani tanto vivi e contrastanti da suscitare, ancora oggi, un profondo interesse; l’autore, scardinando asserzioni millenarie, secondo cui “l’esule fiorentino sembra avere vissuto solo nella poesia e non si sarebbe mai avuto un volto quotidiano di lui” (Enc. Fabbri, Vol. I, 1965), offre molte chiavi per riflettere sul significato di ciascuna esistenza. L’opera riesce a rivelare in toto l’Uomo, il Poeta, il Personaggio, autore etero-omo-autodiegetico, che, con quel fiume di parole, “pare la voce di Dio stesso venuto sulla terra ad avvertire il potere, a minacciare i troni, ad annunziare il fulmine della sua vendetta” (N. U. Foscolo, Discorso sul testo della Divina Commedia, 1825). I vari capitoli del LIBRO di Fioretti sono intessuti da “teoremi raffinati e intrighi complessi che intrecciano vicende reali e personaggi di fantasia, tessendo trame piene di mistero e inquietanti interrogativi” (libreriarizzoli.corriere.it). Nel plot narrativo, ai personaggi di finzione si affiancano personaggi realmente esistiti e fedelmente ricostruiti, e tutti, comunque, spiccano per connotazioni specifiche. Ecco Gemma Donati, “dal dolore senza speranza” (Il libro segreto, Pag.40), i figli Jacopo, Pietro e Antonia, “Giovanni, Giovanni e basta, senza patronimico” …divenuto “Alighieri a vent’anni” (Il libro segreto, Pagg. 93-94), Bartolomeo e Cangrande della Scala, generosi ospiti dell’esule, Beatrice Portinari con cui Dante aveva creato “una storia di sguardi, di occhi che s’incrociano nella folla e si desiderano invano” (Il libro segreto, Pag.64), Simone de’ Bardi, “parte attiva nella cacciata del poeta da Firenze” (Il libro segreto, Pag.169) con la minaccia di essere “igne comburatur sic quod moriatur” (Michele Barbi, VITA DI DANTE,1952) per le sperticate lodi alla moglie Beatrice, Cecco da Lanzano e Terino, sicari e presunti assassini di Dante, la sensuale Ester, “prostituta della taverna … con due figli da mantenere” (Il libro segreto, Pagg. 112-113 e 117-120), “il vecchio eremita, bianco per antico pelo” (Il libro segreto, Pag.209) come il guardiano del Purgatorio dantesco, Gentucca, la “misteriosa donna lucchese” (Il libro segreto, Pag.48) già nota sin dal XXIV canto del Purgatorio (vv. 37-45), la giovane trentenne che viene riscattata nel corso del romanzo, amante e moglie devota i cui occhi erano “terremoti sotterranei, frane di detriti dell’anima” (Il libro segreto, Pag.94), madre apprensiva e sollecita, amica fidata di Bruno e Gigliata, il piccolo Dante, “curioso ulisside tal quale il nonno” (Il libro segreto, Pag.192), Francesco Petrarca, “mago dell’esametro dattilico” (Il libro segreto, Pag.138), Giovanni Boccaccio, geniale “per i piccoli guizzi di intelligenza verbale” … Tutti gli attanti interagiscono in un contesto dominato dall’alternarsi di “vari punti di vista che contribuiscono a creare una prospettiva polifonica” (Intervista a F. Fioretti, Ibidem), per cui Dante è, di volta in volta, un padre amorevole, un marito precocemente obbligato al matrimonio, un templare, un profeta, un poeta, un politico …. Anche il periodo storico di riferimento, che va dalla morte di Dante alla visita a Suor Beatrice di Boccaccio, è connotato con rigore scientifico da uno scenario geografico, economico e politico molto dettagliato che dipinge gli avvenimenti dalla fine del boom del Duecento alla crisi economica del Trecento; esso appare fondamentale per lo svolgersi degli eventi e, soprattutto, per trasformare l’opera in reale input di riflessione per le nuove generazioni che vi riscontrano la grande metafora dei nostri tempi. “Un romanziere, del resto, non può mai sottovalutare la necessità di far immergere il lettore in una realtà comprensibile e in qualche modo sovrapponibile alla contemporaneità e, nello specifico, quella rappresentata, colpita da debiti pubblici altissimi e speculazioni finanziarie” (Intervista a F. Fioretti, Ibidem). Fioretti ha altresì riservato adeguato spazio alle tre donne più note di tutta la Comoedia, indispensabile nucleo che il poeta trecentesco, in un percorso verticale e lineare, ha stagliato per i lettori di ogni tempo. La prima a essere richiamata è Francesca da Rimini, quella che ha vissuto la triste storia con Paolo (Inf.,V, vv. 73-132) e che, come Dante, si è sentita “divisa tra matrimonio imposto e spontaneità della passione” (Il libro segreto, Pag.44); “quei due che insieme vanno” (Inf. V, v. 74) sono “statue scolpite con densità pregnante nell’attimo decisivo, nella mossa che ne esemplifica la condizione e la pena” (Il libro segreto, 232). I due giovani hanno peccato spinti dall’ “Amor, ch’a nullo amato amar perdona” (Inf. V, v. 103) e sono stati uccisi da Gianciotto Malatesta destinato alla Caina. Comprensione di Dante per la relazione illecita? NO! Il narratore autodiegetico, innamorato della sua Beatrice, sa che “Amor al cor qentil ratto s’apprende” e “cade come corpo morto” (Inf., V, v. 100 e 142), l’autore eterodiegètico, invece, disapprova la tracotante ostinazione. Sebbene questi siano “i versi più belli che mai uomo avesse scritto sull’amore” (Il libro segreto, Pag.44), è più sentito l’inno della mansuetudine di Pia Dei Tolomei (Purg., V, vv. 130/136); nella penitente nessun rancore e molta amarezza verso Nello de’ Pannocchieschi, che, “pur disposandola con la sua gemma” (Purg., V, v. 136), ha potuto compiere tanto male. La sposina crudelmente assassinata vela la colpa del marito, offusca particolari tragici, non ha sete di vendetta, ha perdonato. Piccarda Donati (Par., III, v. 34-105), il “ben creato spirito” (Par., III, v. 37), infine, fa sentire unicamente l’eco della sofferenza provata in un tempo remoto; gli stessi persecutori, sacrileghi responsabili, sono divenuti semplicemente “uomini al mal più ch’a bene usi” (Par., III, v. 103). Il poeta, con questi versi, ha incitato probabilmente Antonia a “non cedere“ perché egli “sapeva che non c’è ricchezza al mondo che possa ripagare l’infelicità di una vita accanto a una persona che non si ama” (Il libro segreto, Pagg. 50-51).
La storia inizia con la morte di Dante Alighieri e la ricerca, da parte dei figli, Antonia, Pietro e Iacopo degli ultimi tredici canti del Paradiso. Varie figure, a poco a poco, prendono corpo, i tanti enigmi si accavallano, i riferimenti e i misteri s’ingarbugliano diventando calamita irresistibile e mettendo in discussione secolari assiomi apodittici. Dante non sarebbe stato ucciso dalla malaria? Mitridatizzato e poi avvelenato? Qualcuno avrebbe desiderato la morte di lui e, insieme, l’insabbiamento di un pericoloso segreto? Perché molti avrebbero nutrito una profonda avversione nei suoi confronti? Tali premesse fanno immediatamente pensare all’incontro di Dante con Cacciaguida (Par., XVII) e al lungo dialogo tra i due che, se, da un lato, ribadisce la natura provvidenziale e sacrale del viaggio, dall’altro, lascia intuire che “i potenziali nemici sono tanti” (Il libro segreto, Pag.35). Il trisavolo, nell’anticipare all’illustre discendente “le ’nsidie che dietro a pochi giri son nascose” (Pd XVII, vv. 95-96), esorta il novello Fetonte a lasciar “grattar dov’ è la rogna” (Pd XVII, v. 129) e, “rimossa ogne menzogna” (Pd XVII, v. 127), a non tacere, a percuotere, come il vento, le cime più alte; “coscïenza fusca o de la propria o de l’altrui vergogna, pur sentirà la parola brusca” (Pd XVII, vv. 124/126), solo chi avrà la coscienza sporca potrà sentirsene colpito, mentre, per gli altri, l’opera, “quando sarà digesta” (Pd XVII, v. 132), meditata e assimilata, costituirà un “vital nodrimento” (Pd XVII, v. 131). Contro chi si sarebbe levato alto il “grido” dell’esule (Pd XVII, v. 133)? Chi avrebbe voluto “cancellare ogni traccia di nefandezza” da un’opera che “potrebbe sopravvivere per migliaia di anni” (Il libro segreto, Pag.87)?
Nell’incipit Bernard, “cieco tra ciechi” (Il libro segreto, Pag.10), non crede veramente nel “Paradiso dei martiri” (Il libro segreto, Pag.10); le prime scene sono piuttosto statiche, specialmente nel prologo e nel primo capitolo, poi il racconto diventa sempre più fluido, a mano a mano che la calamita degli eventi attrae e coinvolge, anche se la struttura sincronica non sempre consente una lettura agevole e rilassata. Antonia, figlia adorata pronta a tutto pur di difendere la memoria del padre, Bernard d’Outremer, ex templare convinto che il poeta fiorentino abbia conservato tra i versi il nascondiglio di un tesoro straordinario appartenuto all’ordine, e Giovanni da Lucca, medico che giunge a Ravenna nella vana speranza di trovare il probabile padre ancora vivo, sono i motori dell’azione. La ricerca dei messaggi occulti diventa per loro imperativo imprescindibile e pare indispensabile decifrare le notizie in codice lasciate dal poeta sui nove fogli di pergamena, sciogliere i complessi enigmi numerologici, cercare i presunti assassini, scoprire chi voleva impedirgli il completamento dell’opera, capire la motivazione che lo aveva spinto a nascondere gli ultimi canti del poema, cercare la verità nascosta dietro le apparenze. Giovanni, smarrito, come se “danzasse sull’orlo dell’abisso” (Il libro segreto, Pag. .23), si scontra, in sogno, con le prime vere allegorie, la “Lynx” dal pelo maculato … “un leopardo accovacciato? La figura cangiante assume le fattezze del grande Leo dalla folta criniera” che, con iperbolico adynaton, “fa tremare persino l’aria intorno”. La fiera si tramuta nella “Lupa famelica, orribile, magrissima, vorace, che, un attimo dopo la metamorfosi, lo punta … Il medico immobile, paralizzato, cerca di scappare verso la foresta … (Il libro segreto, pagg. 25-26). Tre belve, lussuria, orgoglio, avidità, le tre grandi categorie di peccati che ostacolano il cammino dell’umanità verso la salvezza, tutte con la lettera ELLE … “un marchio luciferino” (Il libro segreto, Pagg.25-27) che, contrastivamente si oppone a castità, obbedienza, povertà (Il libro segreto, Pag.84)? E il “Vertragus, che fa sprofondare la lupa nella voragine, fino al cuore magmatico della terra che la inghiotte” (Il libro segreto, Pagg. 25-27)? L’annunzio dell’arrivo di un misterioso vendicatore? Una figura autorevole capace di porre un freno alla cupidigia di denaro, alla volontà di sopraffarsi a vicenda, alla corruzione dilagante, ai conflitti tra le fazioni e alle infinite lotte civili? “L’immenso poema stava diventando la grammatica dei suoi sogni” (Il libro segreto, Pag.29). Dubbi, incertezze, ripensamenti, delusioni … “sembra spesso di essere vicinissimi al varco, ma la realtà ripiomba immancabilmente nella sua monolitica immanenza” (Il libro segreto, Pag.207).
A conclusione della lettura, riflettendo sull’apprezzabilissima scintigrafia del poema scritto “non ad speculandum sed ad opus” (Lettera a Cangrande, Ibidem), viene naturale pensare che l’avvicendarsi di molti, forse troppi personaggi, nel tentativo, peraltro complessivamente ben riuscito, “di divulgare quell’italianità ideale e forte che il poeta italiano più amato rappresenta” (F. Fioretti, http://www.gabrieleametrano.com, giugno 2011), crea talvolta un ritmo lento che deconcentra il lettore e lo distrae; i frequenti entrelecement, poi, introducono tematiche, spesso di notevole importanza, che avrebbero bisogno di uno spazio maggiore per essere adeguatamente esaminate. Eppure … IL LIBRO SEGRETO si farà strada, soprattutto nelle scuole superiori, liberamente accostato allo studio canonico della Divina Commedia. Gli studenti, lontani dai “ricordi tremendi delle interrogazioni e delle nottate passate a studiarne i versi, (Vuolsi così colà dove si puote …, Libreriaindice.wordpress.com, 22/7/2011), immergendosi nella lettura del romanzo, impareranno ad apprezzare proprio “quel” Dante, perseguitato, in vita, dai Guelfi Neri, odiato, dopo la morte, dai giovani a causa delle persecuzioni da loro subite dai Proff, Guelfi Neri reincarnati” e saranno più inclini alle esegèsi dalle tre cantiche. Fioretti, insomma, ricorda al XXI secolo che “si è costretti a vivere nella selva oscura, che il giudizio umano è sempre incompleto” (Il libro segreto, Pag.. 233), ma, se si sapranno introiettare le tante verità sprigionate dal Sommo Poeta e le sue parole, comprensibili anche per coloro che non hanno una formazione letteraria specialistica” (E. Montale, Dante ieri e oggi, 1966), sarà facile prendere “il punteruolo” (Vittorini, Conversazione in Sicilia, 1938) e ritrovare ”la diritta via” (Inf., I, vv. 2-3) spesso smarrita nel gran mare dell’essere … solo così “la maledetta lupa, non trovando più nulla da divorare, finirà per sbranare sé stessa” (Il libro segreto, Ibidem, III, III, Pag.213). Un sentito GRAZIE a Giuseppe e Clizia che mi hanno regalato il libro.