Dimissioni del Papa: chi era Celestino V

Celestino V

Dopo l’annuncio delle sue dimissioni durante il Concistoro dei Vescovi, la bufera si è abbattuta su Benedetto XVI: la renuntiatio è sicuramente il modo meno frequente per sancire la cessazione di un Pontificato. Prima di Benedetto XVI solo quattro Papi l’hanno esercitata: Benedetto IX (1045), Gregorio VI (1046), Celestino V (1294) e Gregorio XII (1415). Di questi il più noto è senz’altro Celestino V, menzionato anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia.

La decisione di Benedetto XVI ha comprensibilmente lasciato sorpresi tutti: le dimissioni di un Papa non sono molto frequenti anche se tale diritto è sancito dal canone 332 del Codice di Diritto Canonico, ed è legittimo purché sia il Pontefice stesso a comunicarlo di sua volontà.

Come dicevamo, prima di Ratzinger sono quattro i Papi di cui si ha la certezza delle dimissioni; il più noto è Celestino V, al secolo Pietro del Morrone, eletto Papa il 5 luglio 1294 dopo un conclave molto sofferto; più adatto alla vita contemplativa che a quella papalina, fin dal notizia della sua elezione si mostrò ben deciso a rifiutare, ma poi, forse per dovere d’obbedienza, finì con l’accettare la carica.

Un ruolo che Celestino V non aveva mai cercato né voluto e, in fondo, mai accettato veramente: dopo solo quattro mesi di pontificato, durante un Concistoro presentò le sue dimissioni. Undici giorni dopo fu indetto un Conclave che incoronò Benedetto Caetani Papa con il nome di Bonifacio VIII. Pietro del Morrone fu arrestato mentre tentava di raggiungere l’eremo di Sant’Onofrio e successivamente fu rinchiuso nella rocca di Fumone dove rimase fino alla morte nel 1296.

Di Celestino V parla Dante Alighieri nella Divina Commedia usando un tono molto duro e collocandolo nell’Antinferno tra gli Ignavi. Ecco le parole usate dal sommo poeta Dante nel III Canto dell’Inferno:

Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l’ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.

Di parere diametralmente opposto un altro grande poeta, Francesco Petrarca, che, invece, considera:

Il suo operato come quello di uno spirito altissimo e libero, che non conosceva imposizioni, di uno spirito veramente divino.

In seguito, la figura di Celestino V fu molto rivalutata: canonizzato da papa Clemente V è venerato come Santo ed è patrono di Isernia, nonché compatrono dell’Aquila, di Urbino e del Molise; la sua festa liturgica cade il 19 maggio.

 

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