Random House sbarca su iBookstore: vince l’agency model

Randome House è ufficialmente su iBookstore con 17.000 titoli. Se questa notizia non vi dice niente, allora seguitemi per un breve ripasso sulla nuova editoria digitale e sulle nuove modalità di distribuzione degli eBooks.

La Random House è un colosso dell’editoria, il più grande in assoluto di lingua inglese con un mercato grande praticamente quasi come mezzo mondo. Nata nel 1927 negli Stati Uniti, è stata acquistata nel 1998 dall’altro colosso, tedesco, Bertelsmann. Questo per darvi un’idea delle proporzioni.

L’agency model è un sistema di distribuzione e vendita molto più agile del sistema tradizionale e che il mercato degli eBooks sta rilanciando in pieno. Con il vecchio sistema, un libro prima di arrivare nelle mani di noi lettori passa dall’editore ad un distributore e infine al libraio.

L’agency model prevede invece un solo passaggio. Random House, per capirci, arriva a noi lettori direttamente tramite lo store della Apple, che si tiene sì una cospicua parte dei profitti, un 30% circa, ma consente all’editore di risparmiare sulla distribuzione.

La digitalizzazione del libro sta portando a cambiamenti sostanziali nel mondo dell’editoria, almeno oltreoceano. Proprio ieri abbiamo scoperto come gli stessi scrittori riescono a vendere direttamente i loro prodotti su Kindle mantenendo i diritti delle loro opere e incrementando i loro introiti, senza più passare attraverso le case editrici.

Mentre assistiamo a questa rivoluzione, qui in Italia ci chiediamo quando qualcuno di questi cambiamenti arriverà a toccarci almeno di striscio. Prima di lamentarci, però, facciamo un bel mea culpa come lettori: siamo diffidenti, refrattari alle novità tecnologiche, pigri.

Mettiamo poi in conto un po’ di snobismo, per cui continuiamo a coltivare l’dea che il vero intellettuale vive solo tra polverose carte, mentre il geek o il semplice mortale con l’eReader non sono altro che esibizionisti tecnologici da ridimensionare e da cui preservare la cultura.

La vecchia Europa, o forse dovremmo dire la vecchia Italia, si conferma fanalino di coda non solo nelle attenzioni che la Apple e altri colossi le dedicano ma nella stessa voglia di evolversi degli italiani. Infatti, ne sono sicura, anche a lamentarci di questo stallo siamo sicuramente in pochi.

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