Un poeta per l’autunno: Giuseppe Ungaretti

panchina in un bosco autunnale

Eravamo lì a dire le solite frasi fatte del tipo non esistono più le mezze stagioni e ci lamentavamo di quanto l’estate ceda troppo velocemente il passo all’autunno quando sono stata catapultata in quinta elementare. Autunno. Giuseppe Ungaretti. La mia maestra che ci chiede se riusciamo a capire il senso del verso

Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie

(non l’ho mai dimenticato). Come potevamo capirlo a dieci anni? Per noi la guerra era una pagina del Sussidiario, mai dimenticato anche quello, che dovevamo imparare a memoria. Da allora, però, Ungaretti è stato sempre presente nella mia vita, anche se, colpevolmente, non ho mai letto tutte le sue poesie.

Pensare che sia nato nel 1888 mi fa una certa impressione, perché in qualche modo l’ho sempre considerato un mio contemporaneo, qualsiasi età avessi. Ci sono in effetti alcuni poeti che sembrano muoversi al di là del tempo e dello spazio, raggiungerci immediatamente ovunque ci troviamo.

Ecco dunque il mio invito di oggi. Solitamente vi segnalo poetesse famose, oggi invece vi lascio i versi di Ungaretti, sperando che l’autunno vi faccia piacevolmente incontrare.

Annientamento

Il cuore ha prodigato le lucciole
s’è acceso e spento
di verde in verde
ho compitato

Colle mie mani plasmo il suolo
diffuso di grilli
mi modulo
di
sommesso uguale
cuore

M’ama non m’ama
mi sono smaltato
di mergherite
mi sono radicato
nella terra mercita
sono cresciuto
come un crespo
sullo stelo torto
mi sono colto
nel tuffo
di spinalba

Oggi
come l’Isonzo
di asfalto azzurro
mi fisso
nella cenere del greto
scoperto dal sole
e mi trasmuto
in volo di nubi

Appieno infine
sfrenato
il solito essere sgomento
non batte più il tempo col cuore
non ha tempo nè luogo
è felice

Ho sulle labbra
il bacio di marmo

Versa, il 21 maggio 1916

Photo Credits | inoc su Flickr

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