Libri di testo, la proposta della detrazione

Libri di testo: eterna dannazione dei genitori. Manca poco più di una settimana alla ripresa delle scuole ed i libri scolastici usati rimangono la parola chiave per tentare di arginare le spese portate dal caro-libri. In molti casi, sebbene si tenterà di portare le spese al minimo, l’impresa sarà destinata a fallire. E proprio in concomitanza di tale evenienza, l’Age, l’associazione italiana dei genitori, ha lanciato una proposta che potrebbe rivelarsi interessante: perché non concedere detrazioni sugli stessi.

Al pari dei medicinali, perché non consentire di “scaricare” le spese sulla dichiarazione dei redditi dell’anno interessato? Una domanda diventata più che d’attualità complice in parte il forte clamore politico e popolare dovuto alla manovra economica. Domanda più schietta di quella presentata in un comunicato stampa davvero non potrebbe esistere:

Perché, mentre si studia la manovra che impone sacrifici, non introdurre la detraibilità dei libri di testo?

In effetti tale proposta potrebbe rivelarsi in parte risolutiva del problema, ovviamente unita ad una intensificazione dei controlli a livello scolastico per ciò che riguarda la messa in atto delle norme sull’adozione dei libri.  Perchè, denuncia l’associazione, sebbene esistano e siano chiare in materia, esse vengono aggirate con molta facilità. I professori insomma, debbono smetterla di giocare a rimpiattino con le responsabilità ed attenersi alle regole.

Alcuni di loro hanno ideato i “libri fai da te”, ma si parla pur sempre di una piccola minoranza, che di certo non risolve il problema in generale. La proposta di detrazioni, sottolineano, nasce “per rendere l’istruzione un investimento del Paese e non una questione delle singole famiglie”. Soprattutto in un momento di crisi come questo dove in alcuni casi l’istruzione, anche quella non universitaria, rischia di diventare un bene di lusso che non molti possono permettersi.

“Richiamare gli elementi fondamentali di legge”, sostiene l’Age,” mediaticamente enfatizzati di frequente, anche se spesso aggirati, è un primo modo per affrontare la questione”.

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